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30 Novembre 2023
15:00

Reato di riciclaggio: cos’è, come è punito e quando si configura

Il reato di riciclaggio si configura quando si trasferiscono i proventi di un delitto per fare in modo che sia ostacolata l’identificazione della loro provenienza delittuosa. La disciplina del reato di riciclaggio è contenuta nell'art. 648-bis del Codice penale. Vediamo la disciplina del dettaglio, quali sono gli elementi del reato, quali sono le differenze con l'autoriciclaggio e in cosa consiste l'attività antiriciclaggio.

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Reato di riciclaggio: cos’è, come è punito e quando si configura
Avvocato
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Il reato di riciclaggio si configura quando si trasferiscono o si sostituiscono i proventi di un delitto per fare in modo che sia ostacolata l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

La pena prevista dal legislatore, all’art. 648-bis del Codice penale, è quella della reclusione da quattro a dodici anni e della multa da 5.000 a 25.000 euro.

Si tratta di un reato a forma libera, che può essere integrato anche da una condotta che si sostanzia in più atti leciti, che però sono riconducibili a un obiettivo comune (Corte di cassazione, sez. II, sentenza del 13 novembre 2019, n. 7257).

Recentemente, infatti, la Corte di Cassazione, sez. II, con sentenza del 5 maggio 2023, n. 19125 ha stabilito che: “Integra il delitto di riciclaggio la condotta di chi, senza aver concorso nel delitto presupposto, metta a disposizione il proprio conto corrente per ostacolare l'accertamento della delittuosa provenienza delle somme da altri ricavate mediante frode informatica, consentendone il versamento su di esso e provvedendo, di seguito, al loro incasso. (Fattispecie in cui l'imputato, a seguito dell'abusivo accesso effettuato da altri nella "home banking" della persona offesa, ricevuti due bonifici con accredito delle somme illecitamente prelevate, aveva richiesto, nello stesso giorno, l'emissione di due vaglia postali, incassando il denaro provento del delitto di cui all'art. 640-ter cod. pen.)”.

Cos’è e quando si configura il reato di riciclaggio

Il reato di riciclaggio si configura quando un soggetto, al di fuori dei casi di concorso di reato, sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto al fine di ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

Questa figura di reato è stata introdotta nel nostro ordinamento con la legge 18 maggio 1978, n. 191 di conversione del decreto-legge 21 marzo 1978, n. 59, che ha introdotto l’art. 648- bis del Codice penale.

Nella formula originaria prevista dal legislatore, il reato di riciclaggio prevedeva come ipotesi di reato presupposto la rapina aggravata, l’estorsione aggravata o il sequestro di persona a scopo di estorsione.

Successivamente l’ambito di applicazione del reato è stato ampliato ed è stato cancellato il riferimento espresso alle suindicate ipotesi delittuose.

Di conseguenza, attualmente, è possibile applicare la fattispecie di riciclaggio a un’ampia gamma di reati, come i reati fiscali o i reati contro la pubblica amministrazione.

Rispetto alla formulazione iniziale, inoltre, è stato eliminato il riferimento ai delitti non colposi a opera del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 195, emanato in attuazione della Direttiva (UE) 2018/1673.

In seguito alla riforma in esame, dunque, il catalogo dei reati presupposti idonei a integrare il reato di riciclaggio risulta ulteriormente ampliato.

L’art. 648-bis

L’art. 648-bis c.p. così recita: “Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 5.000 a euro 25.000.

La pena è della reclusione da due a sei anni e della multa da euro 2.500 a euro 12.500 quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da contravvenzione punita con l'arresto superiore nel massimo a un anno o nel minimo a sei mesi.

La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale.

La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.

Si applica l'ultimo comma dell'articolo 648”.

Viene dunque stabilito che chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto ovvero compie in relazione a essi altre operazioni, in modo che venga ostacolata l’identificazione della loro provenienza delittuosa è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 5.000 a euro 25.000.

La pena è inferiore, ovvero è quella della reclusione da due a sei anni e della multa da euro 2.500 a euro 12.500, nell’ipotesi in cui il fatto riguardi denaro o cose provenienti da contravvenzione punita con l'arresto superiore nel massimo a un anno o nel minimo a sei mesi.

La pena è aumentata se il fatto è commesso nell’esercizio di una professione.

La pena è invece diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per cui è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.

Le disposizioni di questo articolo si applicano anche quando l’autore del delitto, da cui provengono il denaro o le cose, non è imputabile o non è punibile o quando manchi una condizione di procedibilità riferibile a tale delitto.

Procedibilità

Il reato di riciclaggio è procedibile d’ufficio, non è dunque necessario che qualcuno sporga querela, poiché l'autorità giudiziaria è legittimata a procedere indipendentemente dalla stessa. Si tratta, infatti, di un reato connotato da particolare gravità, da questo deriva la scelta del legislatore di renderlo procedibile d'ufficio e non a querela di parte.

Come è punito il reato di riciclaggio

Il reato di riciclaggio è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 5.000 a euro 25.000.

La pena è della reclusione da due a sei anni e della multa da euro 2.500 a euro 12.500 quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da contravvenzione punita con l'arresto superiore nel massimo a un anno o nel minimo a sei mesi.

Sono poi previste ipotesi in cui la pena è aumentata o diminuita:

  • la pena è aumentata quando il fatto è commesso nell'esercizio di un'attività professionale;
  • la pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.

Qual è l’elemento soggettivo del reato di riciclaggio?

L'elemento soggettivo del reato di riciclaggio è il dolo generico secondo l’impostazione sposata in giurisprudenza.

La Corte di cassazione, sez. VI, con sentenza del 14 agosto 2018, n. 38607 ha richiamato il precedente orientamento in base al quale l'elemento soggettivo del delitto di riciclaggio è integrato dal dolo generico che consiste nella coscienza e volontà di ostacolare l'accertamento della provenienza dei beni, del denaro e di altre utilità, senza alcun riferimento a scopi di profitto o di lucro (Sez. 6, n. 16980 del 24/04/2008).

Quali sono i reati presupposto del riciclaggio?

I reati presupposto del reato di riciclaggio erano inizialmente previsti espressamente dall’art. 648 bis del Codice penale ed erano i reati di rapina aggravata, estorsione aggravata o sequestro di persona a scopo di estorsione.

Successivamente il legislatore ha eliminato il riferimento espresso a tale ipotesi delittuose, di conseguenza è stato ampliato notevolmente il novero di reati cui il riciclaggio può essere riferito.

Reato presupposto del riciclaggio può essere, ad esempio, il reato di bancarotta fraudolenta o quello di usura, quello di truffa, quello di evasione fiscale.

La Corte di Cassazione, sez. II, con sentenza del 15 febbraio 2023, n. 6395 ha inoltre chiarito che non è necessario che la sussistenza del delitto presupposto sia stata accertata da una sentenza di condanna passata in giudicato, poiché è sufficiente che “il fatto costitutivo di tale delitto non sia stato giudizialmente escluso, nella sua materialità, in modo definitivo, e che il giudice procedente per il riciclaggio [o per l'autoriciclaggio] ne abbia incidentalmente ritenuto la sussistenza”.

Reato di riciclaggio di denaro

Ipotesi sovente all’attenzione della giurisprudenza riguarda il reato di riciclaggio di denaro ovvero il caso in cui venga trasferito denaro per occultarne la provenienza illecita.

La Corte di cassazione, sez. II, con sentenza del 7 giugno 2023, n. 24471 si è occupata, ad esempio, del caso in cui un soggetto che aveva riciclato una somma di danaro di circa 282 mila Euro, provento del reato di appropriazione indebita commesso da un dipendente di banca che aveva stornato sul conto corrente dell'imputata tale somma sottratta ai clienti dell'istituto di credito.

Per la Corte: “La conclamata sussistenza di una relazione sentimentale tra l'autore del reato presupposto e la ricorrente, in uno alla altrettanto conclamata attività di storno di danaro in favore di quest'ultima, rende ragione, in termini logico-ricostruttivi, del fatto che la Corte abbia ritenuto sussistente anche l'elemento soggettivo del reato, ricavato dal personale rapporto che intercorreva tra i protagonisti della vicenda e che aveva una sua unicità rispetto alle relazioni intrattenute dal (OMISSIS) con gli altri clienti vittime del reato di appropriazione indebita commesso dal funzionario di banca”.

Per la Cassazione, infatti, gli accertamenti documentali e le prove testimoniali avevano rappresentato “la singolare quanto significativa concomitanza tra gli ingenti versamenti di danaro e i prelievi effettuati dall'imputata, che aveva concluso la sua illecita attività svuotando pressoché interamente il suo conto corrente, sul quale aveva operato attraverso prelievi di contante e altre operazioni di banca aventi analoga finalità, a dimostrazione della sua piena e consapevole compromissione nel fatto illecito contestatole”.

La Corte ha infine richiamato l’orientamento pacifico in base al quale: “integra il delitto di riciclaggio il compimento di operazioni consapevolmente volte ad impedire in modo definitivo, od anche a rendere difficile, l'accertamento della provenienza del denaro, dei beni o delle altre utilità: tra di esse rientra la condotta di chi deposita in banca denaro di provenienza illecita poiché, stante la natura fungibile del bene, in tal modo esso viene automaticamente sostituito con denaro pulito”.

Inoltre, ha chiarito la Corte, che: “integra un autonomo atto di riciclaggio, essendo il delitto di cui all'articolo 648-bis c.p. a forma libera e attuabile anche con modalità frammentarie e progressive, il prelievo di denaro di provenienza delittuosa da un conto corrente bancario”.

Differenza tra riciclaggio e autoriciclaggio

Il reato di autoriciclaggio è previsto ex art. 648-ter.1 del Codice penale che prevede che chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa è punito con la pena della reclusione da due a otto anni e della multa da euro 5.000 a euro 25.000.

La differenza tra riciclaggio e autoriciclaggio, dunque, consiste nel fatto che nel reato di riciclaggio l’autore del reato non deve aver commesso o concorso a commettere il delitto presupposto mentre l’autore del reato di autoriciclaggio è proprio colui che ha commesso o concorso a commettere il delitto presupposto.

Varia anche la condotta in sé, poiché in ipotesi di autoriciclaggio è specificato che l’autore deve impiegare sostituire o trasferire in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative il denaro, i beni o altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto.

Reato di riciclaggio e assoluzione

Una delle ipotesi più frequenti in cui l’imputato è assolto per il reato di riciclaggio riguarda l’avvenuta assoluzione dello stesso con sentenza passata in giudicato per il reato presupposto.

La Corte di cassazione, sez. II, con sentenza del 7 giugno 2022, n. 21937 ha stabilito, in relazione a una ipotesi in cui l’imputato era stato assolto dal reato di furto, che il giudicato assolutorio non poteva essere superato dalla Corte di appello, “posto che in questo modo si finirebbe per processare nuovamente un soggetto già assolto con sentenza definitiva”.

Per la Corte, essendovi quindi un giudicato assolutorio sul reato presupposto del riciclaggio, “deve essere esclusa la possibile configurazione di quest'ultimo reato, con conseguente annullamento senza rinvio della sentenza impugnata”.

L'antiriciclaggio

Il cuore della disciplina in tema di antiriciclaggio è rappresentato dagli “International Standards on Combating Money Laundering and the Financing of Terrorism & Proliferation” elaborati dal Gruppo d’azione finanziaria Internazionale (GAFI) Financial Action Task Force (Fatf) costituito nel 1989 in occasione del G7 di Parigi.

Il GAFI è un organismo intergovernativo che si pone l’obiettivo di elaborare efficaci strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita.

Le linee elaborate dal GAFI si sostanziano in quaranta Raccomandazioni fondate su un approccio basato sul rischio (risk-based approach).

La normativa antiriciclaggio è inoltre contenuta in una serie di direttive europee, in particolare la quarta Direttiva UE/2015/849 e la direttiva UE/2018/843, che hanno rafforzato il sistema di prevenzione secondo quanto stabilito dalle Raccomandazioni del GAFI e valorizzando il risk-based approach.

Nel nostro ordinamento il riferimento in tema di attività antiriciclaggio è rappresentato dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, da ultimo modificato dal decreto legislativo 4 ottobre 2019, n. 125.

All’ art. 5 viene in particolare stabilito che il Ministro dell'economia e delle finanze è responsabile delle politiche  di  prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario e di quello  economico  per  fini di riciclaggio dei proventi di attività criminose o di finanziamento del terrorismo.

In questo ambito il Ministro è tenuto a promuovere la  collaborazione  tra la UIF, le autorità di vigilanza di settore, gli  ordini  professionali,  la  DIA e la Guardia di finanza, ed entro il 30  giugno  di  ogni  anno presenta una relazione al Parlamento sullo stato dell'azione di prevenzione.

Avvocato, laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Ho poi conseguito la specializzazione presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali, e sono stata collaboratrice della cattedra di diritto pubblico comparato. Sono autrice e coautrice di numerosi manuali, alcuni tra i più noti del diritto civile e amministrativo. Sono inoltre autrice di numerosi articoli giuridici, e ho esperienza pluriennale come membro di comitato di redazione. Per Lexplain sono editor per l'area "diritto" e per l'area "fisco". Sono mamma di due splendidi figli, Riccardo, che ha 17 anni e Angela, che ha 9 anni.
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