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6 Agosto 2023
11:00

Corruzione: cos’è e quando si prescrive il reato

Il reato di corruzione è disciplinato dagli artt. 318 a 322 del Codice Penale e sanziona l'accordo tra il corruttore e il corrotto finalizzata a realizzare un atto contrario ai propri compiti. In quanto tale, il reato tutela gli interessi della P.A., vigilando sulla sua correttezza e imparzialità. La legge prevede aspre sanzioni sia per il corrotto che per il corruttore. Vediamo di seguito le principali caratteristiche del reato.

Corruzione: cos’è e quando si prescrive il reato
Dottoressa in Giurisprudenza
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La corruzione (artt. 318 – 322 c.p) è il reato che punisce sia chi offre o procura indebitamente un vantaggio a taluno per commettere un’azione contraria al suo ufficio o al suo servizio; sia chi riceve o accetta la promessa per realizzare indebitamente un atto contrario ai propri compiti.

Ai fini della corruzione non importa che gli atti siano formalmente amministrativi, ma occorre soltanto che riguardino un comportamento – anche materiale – tipico dell’ufficio o del servizio del funzionario.

In altre parole, non è richiesto che l’atto sia di pertinenza specifica dell’impiegato o funzionario, così come questi sia materialmente devoluto alla mansione, ma è necessario piuttosto che l’atto in generale sia di competenza dell’ufficio del funzionario e che abbia, pertanto, la possibilità di compiere l’azione criminosa per cui ha accettato la promessa o consegna dell’utilità.

La corruzione, quando assume i connotati di una patologia endemica all’interno di un sistema, cioè una sorta di prassi consolidata attraverso la quale assicurarsi il compimento di un atto che però avvenga illegittimamente, può ritenersi ambientale. Cioè la corruzione non è più un fenomeno sporadico e isolato ma una consuetudine.

Grazie ad una lettura combinata delle norme penali in tema di corruzione, essa può definirsi come l’accordo tra il pubblico funzionario (cioè il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio) e un privato attraverso cui il primo accetta dal secondo un’utilità non dovuta per il compimento di un’attività rientrante nell’esercizio delle sue funzioni.

Vediamo adesso le tipologie e caratteristiche della corruzione con esempi, come prevenire il reato di corruzione, cosa rischia il corruttore e infine l’istigazione alla corruzione.

Come funziona la corruzione

Il reato di corruzione si fonda sull’accordo intrapreso tra il corruttore e il corrotto, ovvero il cd. pactum sceleris, e per questo è un reato plurisoggettivo e plurioffensivo.

E' necessario, quindi, che la condotta sia perpetrata da entrambi i soggetti.

Il reato è in grado di ledere sia gli interessi dello Stato sia l’onorabilità e l’affidabilità del funzionario che si lasci corrompere.

L'interesse giuridico tutelato dal legislatore per la corruzione è la correttezza, l’imparzialità e il buon andamento della Pubblica Amministrazione, intendendo che gli atti non possono essere oggetto di baratto tra il privato e il funzionario.

I tipi di corruzione

La Legge 6 novembre 2012, n. 190, nota anche come legge anticorruzione, ha modificato le diverse tipologie di corruzione previste precedentemente, accentuando le differenze.

il Codice Penale distingue la corruzione in:

  • corruzione propria, di cui all’art. 319 c.p., riguardante il mercimonio per l’omissione o il ritardo del compimento di un atto contrario ai doveri del funzionario.
  • corruzione impropria, ovvero quella dell’art. 318 c.p., il cui oggetto è il baratto del compimento di un atto d’ufficio dietro un corrispettivo indebito;

A propria volta e all’interno dell’una o dell’altra accezione, si distingueva poi a seconda che la corruzione fosse stata antecedente – cioè relativa ad un atto ancora da compiersi – oppure susseguente – per un atto già compiuto e per il quale il corruttore avrebbe dovuto “sdebitarsi”.

La L. 190/2012 ha reso più evidenti i confini tra la corruzione propria e impropria, la corruzione di cui all’art. 318 c.p. resta ancorata alla commissione di un atto contrario ai propri doveri d’ufficio; mentre nel caso della corruzione ex art. 319 c.p., essa prescinde dall’adozione od omissione di atti inerenti al proprio ufficio, preferendo invece che venga remunerato l’esercizio della funzione del pubblico ufficiale.

Vediamo le particolarità della corruzione propria e impropria.

Corruzione propria

La corruzione propria rinviene la sua disciplina all’articolo 319 del Codice Penale, rubricato “Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio” che dispone:

Il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per avere omesso o ritardato un atto del suo ufficio, oppure per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri d'ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da sei a dieci anni”.

Per potersi integrare il reato di corruzione propria, è sufficiente la generica competenza del funzionario dovuta alla sua appartenenza all’ufficio pubblico che gli consente di realizzare l’attività – o qualsiasi tipo di ingerenza – illegittima tale da influenzare l’emanazione dell’atto amministrativo in oggetto.

E’ necessario però dimostrare che l’atto contrario all’ufficio o servizio sia la causa dell’accettazione della promessa di denaro o della consegna dell’utilità illegittimamente concordata.

Facciamo l’esempio di Tizio e Caio, agenti della Guardia di Finanza, che ricevono da Sempronio, titolare di un’attività commerciale, la somma di denaro promessagli per aver condotto le dovute verifiche in modo affrettato e superficiale, cioè contravvenendo ai doveri d'ufficio di rigore e imparzialità.

L’elemento soggettivo del reato è il dolo specifico, vale a dire la volontà e l'intenzionalità di dar vita all’accordo tra il funzionario pubblico e il privato.

Corruzione impropria

L’articolo 318 del Codice Penale disciplina la “Corruzione per l’esercizio della funzione” come:

Il pubblico ufficiale che, per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è punito con la reclusione da tre a otto anni”.

E’ necessario che la promessa o dazione indebita delle somme di denaro o di un’altra utilità al pubblico funzionario sia finalizzata al compimento di un unico e specifico atto, non obbligatoriamente contrario ai doveri del suo ufficio.

Per esempio, il funzionario che, svolgendo la documentazione necessaria e preparatoria alla definizione dei rapporti tra i soggetti privati aggiudicatari e l’ente di appartenenza che ha emesso il bando, percepisca ingenti somme di denaro al fine di “agevolare” e “velocizzare” la conclusione dell’aggiudicazione.

Corruzione attiva e passiva

La distinzione tra corruzione attiva e passiva è meramente dovuta al distinguere le figure del corrotto e del corruttore, la dottrina e la giurisprudenza ritengono che infatti non sono vere e proprie categorie del reato di corruzione.

Può definirsi corruzione attiva quando il fenomeno corruttivo venga visto dal lato del privato (il corruttore) che corrompe il pubblico funzionario.

Può essere definita corruzione passiva, quella in cui si trova invischiato il pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio (corrotto) che accetta la promessa o la consegna dell’utilità.

La corruzione politico-burocratica

Nell’ambito della corruzione e del fenomeno dell’illegalità politico-burocratico, non mancano spunti di riflessione nel nostro ordinamento.

La L. 190/2012, intitolata “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione” ha introdotto il meccanismo del cd. whistleblowing ovvero le segnalazioni fatte dal lavoratore che, nello svolgimento delle proprie mansioni, si accorge circostanze e situazioni che indicano una irregolarità riconducibile ad un fatto illecito.

Colui che ha segnala la corruzione è tutelato sotto diversi punti di vista, prevedendo sia la riservatezza dell’identità di chi segnala, tanto nei documenti quanto alle contestazioni che seguiranno il procedimento.

La persona inoltre non potrà essere vittima di manovre ritorsive o discriminatorie dovute alla sua segnalazione e, proprio per questo, alla P.A. spetterà l’onere di provare che le eventuali misure adottate siano dovute a ragioni diverse da quelle riconducibili alla ritorsione.

Su cosa vigilia e quali compiti ha l'ANAC?

Sempre in tema di trasparenza e liceità della Pubblica Amministrazione, la L. 114/2014 ha istituito l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) che ha il compito di vigilare e tutelare la P.A. e le sue società partecipate e/o controllate.

Quali compiti ha l’ANAC?
L’ANAC ha il compito di svolgere serrate attività di controllo applicando la normativa anticorruzione, vigilando sulla correttezza e imparzialità della Pubblica Amministrazione; verificando le procedure di conferimento degli incarichi pubblici; monitorando eventuali conflitti di interessi sorgenti; vegliando sulle fasi di conclusione dei contratti pubblici.

Corruzione tra privati

La corruzione fra privati rinvia la propria disciplina all’articolo 2635 del Codice Civile, all’interno del quali non è presente la figura del funzionario pubblico, ma dell’illecito commesso dal privato. 

La norma rinvia alla figura degli amministratori, o di quanti rivestono ruoli apicali negli enti o nelle società e che, anche per interposta persona ricevano denaro o utilità, per sè o altri, al fine di compiere o omettere un atto in violazione dei propri obblighi.

La fattispecie è punita con la reclusione da 1 a 3 anni.

Si applica invece la pena della reclusione fino ad 1 anno e 6 mesi nel caso in cui il fatto sia commesso da colui che è rimesso ai ruoli di direzione e/o vigilanza della società o dell’ente.

Cosa rischia il corruttore

L’articolo 321 del Codice Penale, rubricato “Pene per il corruttore”, prevede un titolo di reato a sé stante per il fautore della corruzione, prevedendo che le pene previste sia per la corruzione ex artt. 318; 319; 319 bis; 319 ter e 320 c.p., siano applicate anche al corruttore.

Importante precisazione sul punto è data dal fatto che il reato si intende configurato anche nel caso in cui il pubblico ufficiale abbia compiuto un’azione non illegale ma finalizzata a ricevere del denaro o un’altra utilità.

Anche in questo caso si configura la corruzione, anche se impropria.

L’istigazione alla corruzione

La punibilità del corruttore assume rilevanza anche nel caso in cui l’offerta promossa non fosse accolta.

L’istigazione alla corruzione, disciplinata allarticolo 321 del Codice Penale, si configura solo nel caso in cui il corruttore promuovesse il cd. pactum sceleris (ovvero l’accordo di consegnare denaro o altra utilità, così come la sua promessa in vista di una consegna futura).

Nel caso dell’istigazione alla corruzione, ciò che viene penalmente punito è già la sola condotta, fatta di sollecitazioni tese ad indurre il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio ad accettare la proposta illecita.

L’elemento psicologico è quello del dolo specifico, ovvero perpetrando degli scopi precisi.

Come dimostrare la corruzione

Per dimostrare la sussistenza della corruzione è necessario provare il fatto che la dazione di denaro, oppure la sua promessa, siano finalizzati a ottenere o commettere un comportamento contrario ai doveri d'ufficio al pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Intelligence istituzionale e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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