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9 Settembre 2023
9:00

Estorsione: spiegazione del reato, come viene punito

Il reato di estorsione è perseguito dalla legge all'art. 629 c.p., come la condotta di chi, con violenza o minaccia, costringa qualcuno a compiere o astenersi da qualcosa, procurando a sè o altri un ingiusto profitto con altrui danno. La richiesta di pizzo è un classico esempio di estorsione.

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Estorsione: spiegazione del reato, come viene punito
Dottoressa in Giurisprudenza
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Il reato di estorsione sanziona il comportamento di colui che, esercitando violenza o minaccia contro la vittima, la costringa a fare o omettere qualcosa al fine di ottenere un ingiusto profitto.

L’ordinamento intende quindi tutelare l'inviolabilità del patrimonio, reprimendo i fatti coercitivi della libertà individuale.

L’estorsione è disciplinata ai sensi dell’articolo 629 del Codice Penale:

Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da euro 1.000 a euro 4.000.

La pena è della reclusione da sette a venti anni e della multa da da euro 5.000 a euro 15.000, se concorre taluna delle circostanze indicate nell'ultimo capoverso dell'articolo precedente”.

Vediamo di seguito cosa si intende per estorsione e quando si configura il reato.

Che cosa si intende per estorsione

L’estorsione è il reato commesso da chi, avvalendosi di comportamenti fisicamente o psicologicamente violenti, forzi la volontà della vittima portandola a compiere o  tollerare qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto, così consentendo all’estorsore di raggiungere un vantaggio (anche non di tipo economico) ma in grado di danneggiare la vittima.

Il delitto di estorsione si caratterizza per essere:

  • reato comune che può essere compiuto da “chiunque”, come afferma la norma;
  • reato plurioffensivo, cioè in grado di ledere contemporaneamente più beni giuridici tutelati dall’ordinamento: ovvero l’inviolabilità del patrimonio e la libertà individuale.

Tuttavia, se l’estorsione è commessa dal pubblico ufficiale con abuso dei suoi poteri, ricorre il diverso reato di concussione (ex art. 317 c.p.).

E’ un esempio di estorsione quello che nel gergo viene chiamato “pizzo” oppure “racket”: una pratica odiosa e troppo nota ai fatti di cronaca, attraverso cui la criminalità organizzata costringe i commercianti, attraverso minacce e violenze, a pagare una certa somma di denaro periodicamente oppure imponendo di comprare un certo numero di forniture da rivenditori associati ai clan.

Elementi soggettivi e oggettivi del reato di estorsione

L’estorsione, così come punito dal’art. 629 c.p., si caratterizza per l’elemento psicologico del dolo generico che si basa sulla consapevolezza dell’agente di star ricorrendo alla violenza fisica o morale per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno. Più semplicemente, l’agente deve essere consapevole dell’illegittimità e della pretestuosità della propria azione.

Secondo la Corte di Cassazione, sezione 2, sentenza del 21 aprile 2004, n. 18380, si parlerebbe infatti dell’elemento soggettivo del dolo generico e non specifico perchè:
il procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno non rappresenta soltanto lo scopo in vista del quale il colpevole si determina al comportamento criminoso, ma un elemento della fattispecie oggettiva".

Ciò che afferma la Suprema Corte è che il la coscienza e la volontà dell’azione criminosa eseguita dall’autore è genericamente orientata all’utilizzo di metodi coercitivi della volontà della vittima, per cui il conseguimento di una qualche utilità per sè non rappresenta un intento – per così dire – “ulteriore” e quindi specifico, quanto invece un elemento che configura imprescindibilmente il reato.

Sono elementi oggettivi del reato di estorsione quelli di cui si caratterizza la condotta illecita: ovvero la violenza; la minaccia; l’ingiusto profitto e infine l’altrui danno.

Quando si configura il reato di estorsione

Il reato di estorsione si ritiene configurato al ricorrere di tutti gli elementi costitutivi del reato: ricordiamo, infatti, che il comportamento punito dalla legge ex art. 629 c.p. focalizza la propria attenzione sull’annientamento dell’autodeterminazione della persona che si ritrovi vittima di comportamenti violenti e minacciosi.

Queste pressioni devono essere così forti da ingenerare nella vittima un fondato timore di subire un pregiudizio maggiore di quello minacciato se non acconsentisse alle richieste, costringendola ad accettare l’estorsione.

Sono quindi elementi in presenza dei quali l’estorsione si ritiene configurata:

  • la violenza;
  • la minaccia;
  • l’ingiusto profitto;
  • il danno cagionato alla vittima.

Per violenza si intende il ricorrere all’energia fisica contro qualcuno o qualcosa, tale da rappresentare un pericolo per la vittima.

Quanto alla minaccia, si sostanzia nella prospettazione di un danno ingiusto o di un male futuro. Inoltre, la giurisprudenza è concorde nel ritenere che per la minaccia siano  indifferenti la forma o il modo, e che la stessa possa essere  “manifesta o implicita, palese o larvata, diretta o indiretta, reale o figurata, orale o scritta, determinata o indeterminata, purché sia comunque idonea a incutere timore e a coartare la volontà del soggetto passivo”.

Inoltre, stando alla giurisprudenza ormai consolidata, non ha rilievo che la vittima sia stata effettivamente intimidita, bastando la semplice condotta. (Cass., 10 dicembre 2004, n. 47933)

L’atto compiuto dalla vittima sotto costrizione, deve procurare all’agente (oppure ad altri) un ingiusto profitto con l’altrui danno.

Il profitto può consistere in una qualsiasi utilità, anche di natura non patrimoniale, così come qualsiasi situazione che abbia rilevanza per il diritto e sia di vantaggio per l’estorsore.

lnfine, il danno deve essere di natura patrimoniale e consistere in un’effettiva diminuzione del patrimonio della vittima, conseguente immediatamente all'azione delittuosa commessa dal colpevole.

Ecco alcuni degli orientamenti rilevanti della giurisprudenza secondo cui si ritiene configurata l’estorsione:

Cassazione, sezione 1, sentenza 10 febbraio 2014, n. 6119
Nel delitto di estorsione anche la prospettazione di un non fare può integrare l’elemento costitutivo della minaccia”.

Cassazione, sezione 2, sentenza 27 giugno 2002, n. 24730
E’ configurabile il delitto di estorsione anche quando la minaccia di danno è rivolta ad un bene di cui la vittima non ha ancora la disponibilità, essendo sufficiente che l'azione intimidatrice sia in grado di determinare quest’ultima alla prestazione richiesta, con suo conseguente danno e con l’ingiusto profitto a favore dell’agente”.

Cassazione, sezione 2, sentenza 16 giugno 2009, n. 24851
Integra gli estremi del reato di estorsione la condotta del legale di un istituto di patronato che pretenda dagli assistiti, senza averne alcun diritto, una percentuale delle somme ad essi corrisposte, prospettando altrimenti la definitiva perdita degli emolumenti ad essi spettanti”.

Corte di Cassazione, sezione 2, ordinanza 6 giugno 2022, n. 21827
Il delitto di estorsione è integrato anche in tutte le ipotesi in cui le minacce non siano esplicite, ma “velate” da apparente cortesia e correlate all’evocazione del potere criminale di una organizzazione mafiosa, quindi in grado di incutere timore nei destinatari e di coartarne la libertà di autodeterminazione”.

Corte di Cassazione, sezione 2, sentenza 2 febbraio 2022, n. 3724

Integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato del lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell'offerta sulla domanda, costringe i lavoratori, con minacce larvate di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alla prestazioni effettuate”.

Corte di Cassazione, sezione 2, sentenza 1 luglio 2021, n. 25122
Integra il delitto di tentata estorsione la condotta di colui che, pur avendo lecitamente acquisito immagini fotografiche ritraenti parti intime di una donna, richieda alla stessa una somma di denaro o, in alternativa, prestazioni sessuali in cambio della consegna o comunque della cancellazione delle foto, minacciando, in caso contrario, di diffonderle ai familiari della donna”.

Corte di Cassazione, sezione 2, 16 maggio 2008, n. 19711
E’ integrato il delitto di estorsione qualora il venditore di immobili in regime di edilizia convenzionata, richieda somme ulteriori, non previste dalla convenzione, minacciando di non eseguire il contratto già concluso o di non portare a conclusione le trattative in corso”.

Procedibilità

Il reato di estorsione, ex art. 629 c.p., è procedibile d'ufficio.

Questo significa che chiunque abbia subito il reato in quanto vittima oppure chi sia al corrente di un estorsione deve renderlo noto alle Autorità sporgendo denuncia.

Quanti tipi di estorsione ci sono

E’ possibile parlare di estorsione sotto diversi punti di vista, a seconda che vengano compiuti paventando azioni fintamente legali oppure che riguardino la sottrazione di dati sensibili e beni della vittima, oppure ancora che seguano lo stampo della criminalità organizzata.

Sono tipi di estorsione, ad esempio:

L’ estorsione di tipo mafioso, come la richiesta di pizzo per poter proseguire con la propria attività commerciale/imprenditoriale oppure sottoforma di richiesta di “contributo” al clan.

Ma anche l’estorsione legale, vale a dire paventando di adire alle vie legali in maniera pretestuosa.

Così come è possibile parlare di sextortion, ovvero la richiesta di denaro o di prestazioni sessuali fatte alla vittima con la minaccia di divulgare e diffondere immagini sessualmente esplicite in cui è ritratta;

In tema di dispositivi e dati è il caso dei ransomware: la pratica online con cui la vittima subisce l’oscuramento dei propri file, la crittografia dei propri dispositivi e talvolta anche delle reti e la successiva richiesta di denaro per poterli decrittografare.

Un ulteriore esempio è il cd. cavallo di ritorno, la vittima viene derubata del proprio veicolo o altro dietro la richiesta del pagamento di una tangente per ottenerne la restituzione.

Quali sono le circostanze aggravanti e attenuanti

L’estorsione viene definita aggravata in presenza di alcune circostanze esplicitamente richiamate dall’articolo 629 del Codice Penale e per cui la pena prevista è della reclusione da 7 a 20 anni e della multa da 5.000 a 15.000 euro.

Sono circostanze aggravanti del reato quando la violenza o la minaccia sia commessa:

  • con armi, vale a dire che ai fini della configurabilità l’estorsore deve essere palesemente armato, ma non che l'arma sia addirittura impugnata per minaccia, bastando che sia portata in modo da poter intimidire e lasciar ragionevolmente prevedere e temere da più persone riunite, in virtù della maggiore idoneità dell’azione a produrre effetti più gravi in danno della vittima;
  • da persona che fa parte di un’associazione mafiosa o che ricorra a metodi mafiosi;
  • mettendo in uno stato di incapacità di intendere e di volere la vittima;
  • in luoghi di privata dimora o altri luoghi idonei ad ostacolare la difesa della persona offesa;
  • nei confronti di chi abbia appena usufruito dei servizi di istituti di credito, postali o sportelli automatici;
  • ai danni di una persona oltre i 65 anni;
  • quando l’autore del reato sia convivente della vittima, come nel caso della moglie o dei figli.

Per quanto riguarda invece la configurabilità della circostanza attenuante, la giurisprudenza assume orientamenti differenti a proposito dell’idoneità o meno del danno di speciale tenuità arrecato alla vittima.

La Corte di Cassazione, sezione 2, sentenza 12 ottobre 2018, n. 46504 sostiene che:
L’attenuante del danno di speciale tenuità non è configurabile in riferimento all’estorsione, reato di natura plurioffensiva, quando, seppure derivato da azioni violente o minacciose il pregiudizio patrimoniale di modesto valore economico, lo stesso sia stato accompagnato da rilevanti conseguenze sulla libertà e integrità fisica e morale della vittima”.

Al contrario invece si pone la Corte di Cassazione, sezione 2, sentenza 17 novembre 2020, n. 32334:

Ai fini del riconoscimento dell'attenuante del danno di speciale tenuità in riferimento ai reati di tentata estorsione o di tentata rapina, la valutazione deve essere complessiva, dovendo riguardare, non solo la possibilità di desumere con certezza, dalle modalità del fatto che, se il reato fosse stato portato a compimento, il danno patrimoniale per la vittima sarebbe stato di rilevanza minima, ma anche gli effetti dannosi conseguenti alla lesione della persona contro la quale è stata esercitata la violenza o la minaccia, attesa la natura plurioffensiva dei citati delitti”.

Come viene punito il reato di estorsione

L’ordinamento prevede per il reato di estorsione la pena base della reclusione da 5 a 10 anni e la multa da 1.000 a 4.000 euro.

Nel caso in cui ricorressero circostanze aggravanti, la pena sarebbe aumentata da un minimo di 7 anni al massimo di 20 anni di reclusione e con la multa da 5.000 a 15.000 euro.

Cosa fare se si è vittima di estorsione

L’estorsione è un reato procedibile d’ufficio, come previsto dall’articolo 629 del Codice Penale.

Sia la vittima di estorsione, sia chi abbia conoscenza degli episodi o abbia assistito personalmente alle pressioni, possono denunciare il reato alle Forze dell’Ordine.

La vittima di estorsione, una volta avviate le indagini dall’Autorità Giudiziaria e dato inizio al processo penale, potrà nel corso di quest’ultimo costituirsi parte civile e ottenere il risarcimento del danno subito dall’estorsore.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Intelligence istituzionale e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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