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12 Ottobre 2023
9:00

Disturbo della quiete pubblica: quando si configura e come tutelarsi

Disturbare il riposo e il lavoro del vicinato può portare a conseguenze spiacevoli, è il caso del disturbo della quiete pubblica e delle immissioni fastidiose. Sia che si tratti di rumori e schiamazzi, sia di immissioni fastidiose il limite richiamato dal legislatore è la cd. normale tollerabilità.

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Disturbo della quiete pubblica: quando si configura e come tutelarsi
Dottoressa in Giurisprudenza
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Un rumore incessante, assordante, in grado di compromettere il riposo e la concentrazione può essere il motivo di aspre liti con i vicini, ma anche con le attività commerciali circostanti alla propria abitazione.

Gli schiamazzi e i rumori possono essere infatti ritenuti anche di disturbo alla quiete pubblica e portare a conseguenze anche sotto il punto di vista del diritto penale.

Perché si possa parlare effettivamente di un vero e proprio disturbo alla quiete pubblica però, occorre che gli schiamazzi e i rumori siano così molesti da andare ben oltre la normale tollerabilità.

Cos’è il disturbo della quiete pubblica

Rispettare gli orari di riposo, così come le zone silenziose, è fondamentale per una reciproca e rispettosa convivenza con i vicini. Vi sono però situazioni in cui non si può fare a meno di appellarsi alla pazienza del circondario.

Pensiamo ai mestieri rumorosi, ai locali con musica dal vivo oppure all’incontrollabile animale domestico.

Tutelare la quiete significa avere rispetto del sonno, del riposo e in generale della salute di chi ci circonda. Proprio il diritto alla salute è protetto all’art. 32 della Costituzione:

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Non tutti i rumori possono essere considerati di disturbo né, tanto meno, se uditi da due persone soltanto è possibile definire pubblica quiete.

E’ necessario tener presente infatti che gli schiamazzi devono andare ben oltre la semplice tollerabilità e pazienza richiesti da ciascuno, ma anzi essere così fastidiosi da impedire la serenità della propria giornata.

Ecco perché la legge non permette che vi siano promanazioni rumorose oltre determinate fasce orarie, durante le quali bisognerebbe assicurare a tutti il diritto di riposare.

Cosa si intende per normale tollerabilità del rumore?

Sia che si tratti di rumori e schiamazzi, sia di immissioni fastidiose il limite richiamato dal legislatore è la cd. normale tollerabilità.

Sebbene non vi sia una definizione univoca di questo concetto, è intuibile che il riferimento sia quello di appellarsi alla pazienza nei limiti del possibile nei rapporti con i vicini e i condomini.

La legge però è chiara, nel considerare il parametro della tollerabilità occorre far riferimento ad alcune circostanze:

  • la necessità di conciliare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà;
  • la condizione dei luoghi;
  • gli orari durante i quali si verificano;
  • la durata.

Proprio rispetto agli orari, sarà sufficiente verificare che questi abbiano superato i 5 decibel nel caso delle ore diurne, mentre per le ore notturne che abbiano oltrepassato i 3 decibel, così come previsto dal DPCM, 14 novembre 1997, a proposito di “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore.

L’art. 659 cp, il disturbo della quiete pubblica nel codice penale

Parlare di disturbo della quiete nel codice penale significa fare riferimento alla previsione di cui all’art. 659 c.p., ovvero la norma rubricata come “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” .

L’art. 659 c.p. rientra nel Libro III – Delle contravvenzioni in particolare, Titolo I – Delle contravvenzioni di polizia, Capo I – Delle contravvenzioni concernenti la polizia di sicurezza, Sezione I – Delle contravvenzione concernenti l’ordine pubblico e la tranquillità pubblica.

Ecco il testo aggiornato dell’articolo 659 del Codice Penale:
Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 309.

Nell'ipotesi prevista dal primo comma, la contravvenzione è punibile a querela della persona offesa, salvo che il fatto abbia ad oggetto spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici, ovvero sia commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità.

Si applica l'ammenda da euro 103 a euro 516 a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell'Autorità”.

Il legislatore ha inteso tutelare l’ordine pubblico, dedicando un apposito spazio al diritto alla tranquillità e al riposo di ciascuno.

Si tratta di un reato di pericolo presunto e per cui è bastevole l’idoneità del comportamento ad arrecare disturbo ad un numero indeterminato di persone, senza dover necessariamente provare l’effettivo fastidio.

Perché effettivamente possa ritenersi reato il frastuono del vicino o gli schiamazzi del locale sotto casa, è necessario che si tratti di un rumore eccessivo e che va oltre la soglia di normale tollerabilità a cui chiunque potrebbe appellarsi semplicemente con un po’ di pazienza.

E’ necessario l’intervento dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale (ARPA) affinché vengano svolti i rilievi tecnici e la misurazione dei decibel proprio per valutare se le propagazioni rumorose siano capaci di ledere il diritto della persona.

L’art. 844 c.c. Il disturbo della quiete pubblica nel codice civile

Nel caso di immissioni fastidiose (fumo, calore, esalazioni e rumori) è possibile appellarsi anche alla tutela civile richiamata dal legislatore italiano.

L’articolo 844 del Codice Civile disciplina infatti i rapporti tra vicini, ritenendo illecite tutte quelle propagazioni che superano la normale soglia di tollerabilità. Del resto, nonostante la tolleranza, a tutto c’è un limite.

Vediamo il testo dell’art. 844 c.c., rubricato “Immissioni”:

Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.

Nell'applicare questa norma l'autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà. Può tener conto della priorità di un determinato uso”.

La norma, sebbene apri la disciplina richiamando al diritto del proprietario di usufruire del proprio immobile come meglio ritiene e anche a costo di far rumore, richiama il fatto che ciò non possa avvenire indiscriminatamente.

La libertà del proprietario incontra alcune limitazioni a cui è tenuto necessariamente a sottostare: i rumori e le propagazioni prodotte non devono oltrepassare certi livelli, pena la cessazione immediata dell’attività fastidiosa e il risarcimento del danno provocato al vicino.

Chi chiamare per denunciare il disturbo della quiete pubblica

Il reato di disturbo della quiete pubblica è procedibile d’ufficio, cioè significa che non è necessario segnalare alle Autorità la situazione ma saranno loro stesse ad attivarsi.

Tuttavia, volendosi assicurare l’effettiva cessazione della condotta fastidiosa e l’identificazione del responsabile, la vittima può sporgere denuncia in Procura, alla Polizia oppure ai Carabinieri.

Una volta depositata la denuncia, anche senza l’intervento dell’avvocato, questa verrà trasmessa al Pubblico Ministero che darà avvio alle indagini.

Nei casi minori, ovvero quelli riconducibili all’illecito civile di cui all’art. 844 c.c., con riferimento alle esalazioni e le immissioni fastidiose, è possibile attivarsi facendo una segnalazione alla Polizia Locale.

In questo caso la Polizia Municipale accerterà la circostanza, chiederà l’immediata cessazione del rumore e sanzionerà il responsabile.

Quali sono gli orari di silenzio da rispettare

Solitamente gli orari di silenzio, ovvero durante i quali è richiesto rispettare i vicini ed evitare rumori molesti, sono quelli che coincidono con il riposo:

  • dalle ore 13 alle ore 15;
  • dalle ore 22 alle ore 8 del mattino.

Orari attività e bar

Ogni Comune si avvale di un proprio “Regolamento per la disciplina delle attività rumorose” fornendo delle utili indicazioni anche con riferimento alle attività, ai locali notturni, ai bar, ma anche per le manifestazioni.

In linea generale, sarà necessario:

  • adottare tutte le misure idonee a minimizzare il disturbo per il vicinato;
  • collocare eventuali impianti audio e di amplificazione nel punto più lontano dalle abitazioni, in modo da ridurre l’onda acustica;
  • evitare rumori inutili e non necessari all’attività originaria;
  • ridurre il volume e i livelli delle frequenze a partire dalle ore 22.

Orari condominio

Anche i condomini hanno un proprio regolamento interno nel quale vengono concordate le fasce orarie entro cui è possibile svolgere attività rumorose.

Solitamente questi orari sono:

  • dalle ore 8 alle ore 13;
  • dalle ore 16 alle ore 21.

Le sanzioni penali

Chi arreca disturbo con rumori e schiamazzi fastidiosi rischia l’arresto fino a 3 mesi oppure l’ammenda fino a 309 euro.

La multa

L'illecito civile per le immissioni moleste e rumorose può comportare per il responsabile il dover risarcire il danno.

Il giudice civile adito, infatti, dovrà vagliare la prova del danno patito (basato quindi su un’effettiva compromissione della quotidianità: minor riposo, problemi di salute ecc) e quantificare in base a quello l’entità del danno.

Il danno che dovrà essere risarcito sarà di natura sia patrimoniale che non patrimoniale, ovvero sia commisurato sulla scorta delle necessarie spese sostenute per curarsi oppure sulla perdita di guadagni subita, sia il tipo di danno alla salute sofferto.

La multa per l’antifurto dell’auto fastidioso

Anche il Codice della Strada fa riferimento ai rumori molesti e alla responsabilità del conducente per il fastidio al vicinato. E’ il caso dell’antifurto dell’auto che suoni incessantemente senza essere disattivato.

L’art. 155 del Codice della Strada dispone la necessità di limitare i rumori molesti in modo da non disturbare e infastidire gli altri utenti della strada.

Così come, se scatta l’antifurto dell’automobile e l’allarme suoni per più di 3 minuti senza essere disattivato dal conducente, arrecando quindi un disagio al vicinato, si rischia la multa da 42 a 173 euro: lo dice l’art. 350 del Regolamento di Attuazione del Codice della Strada.

Il cane che abbaia è disturbo della quiete pubblica?

La legge impone regole di civile convivenza sia per chi vive in un condominio, che nelle sue immediate vicinanze e, pur tutelando gli animali, richiama all’ordine il padrone del cane che arrechi disturbo intollerabile.

Nonostante il fastidio di guaiti e latrati incessanti, è bene ricordare che scegliere di avere un animale domestico significa specialmente curarsi del suo benessere psico-fisico, per cui questi comportamenti potrebbero essere il vocalizzo di uno stato di disagio profondo vissuto dall’amico peloso.

Tuttavia, Il Codice Penale ritiene responsabile il padrone del cane che non si preoccupi di impedire i guaiti incontrollati o che, ancor peggio, li fomenti.

Per approfondire, si consiglia la lettura di Cane che abbaia, quando scatta il reato?

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Intelligence istituzionale e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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