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11 Aprile 2024
15:00

Violenza assistita, anche una sola condotta davanti al minore aggrava il reato di maltrattamenti

Il reato di maltrattamenti in famiglia risulta aggravato anche a seguito di una sola condotta posta in essere davanti al figlio minore (cd. violenza assistita) o nei riguardi di una donna incinta.

Violenza assistita, anche una sola condotta davanti al minore aggrava il reato di maltrattamenti
Dottoressa in Giurisprudenza
Violenza assistita, anche una sola condotta davanti al minore aggrava il reato di maltrattamenti

Il reato di maltrattamenti in famiglia risulta aggravato anche a seguito di una sola condotta posta in essere davanti al figlio minore (cd. violenza assistita) o nei riguardi di una donna incinta.

A dirlo è la Corte di Cassazione che interviene anche in tema di atti persecutori, il cui reato risulta parimenti aggravato nel caso in cui sia commesso con minaccia grave e in danno di un minore, così come ritenendo egualmente il reato perseguibile d’ufficio anche nel caso in cui la remissione della querela provenga da un adulto ma lo stalking sia stato perpetrato ai danni di un minore.

Il reato di maltrattamenti in famiglia

L’art. 572 c.p. punisce il reato di maltrattamenti in famiglia con l’obiettivo di tutelare la salute e sfera psicofisica dei componenti della famiglia che  siano vittime di comportamenti violenti, umilianti e degradanti.

Secondo la Corte di Cassazione l’elemento della coabitazione non è l’unico fattore capace di testimoniare la comunanza tra autore del reato e vittima, potendo infatti essere bastevole anche un periodo di convivenza.

Anche nel caso di una convivenza sporadica oppure intervallata da periodi di lontananza e interruzione, questi non valgono a escludere il presupposto “familiare” necessario ai fini del reato, ove questo venga addirittura commesso nei confronti della madre – anche solo futura – del proprio figlio.

Ai fini della sussistenza del reato è infatti necessario quel tipo di legame tra le persone che crei un affidamento intimo, violato poi dalla condotta dell’autore del reato.

Del resto, non può ritenersi esclusa l’aggravante dell’aver commesso il reato alla presenza del figlio minore solo perché troppo piccolo per avere consapevolezza dell’accaduto, basta infatti l’aver assistito anche solo una volta al comportamento maltrattante del genitore nei confronti dell’altro.

Il reato di atti persecutori

L’art. 612 bis c.p. punisce il reato di atti persecutori, noto anche come stalking, perseguendo chi metta in atto un comportamento assillante e invadente, costringendo la vittima a mutare le proprie abitudini di vita per timore di ripercussioni alla propria o altrui incolumità.

Nel caso di specie, il maltrattante – una volta interrotta la coabitazione con la compagna – aveva perpetrato una condotta minacciosa, invadente e assillante nei confronti della compagna e della famiglia presso cui aveva fatto ritorno e con l’obiettivo di poter incontrare il figlio.

Per questa ragione, lo stalking aveva ingenerato un grave turbamento anche nei confronti del figlio che risultava a tutti gli effetti una vittima.

Sebbene la querela veniva successivamente ritirata dalla donna, secondo la Corte, il reato di atti persecutori permaneva perseguibile d’ufficio poichè aggravato dalla commissione nei confronti di un minore.

La decisione

La Corte di Cassazione, sezione 5, sentenza 15 marzo 2024, n. 11097 ha rigettato il ricorso per infondatezza dei motivi esposti e ritenendo i maltrattamenti in famiglia una forma di violenza assistita anche dal minore, a prescindere dall’età e dalla sua capacità di discernimento.

Al pari, è ininfluente l’avvenuta remissione della querela da parte della vittima “adulta” quando le condotte vessatorie (come anche le minacce di morte) siano state commesse e/o assistite anche dal figlio minore turbandone la psiche e facendo sì di poter temere per la propria e altrui incolumità.

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Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Intelligence istituzionale e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
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