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17 Gennaio 2024
9:00

Un’altra vittoria per il “Made in Italy” e per la Pizza Napoletana?

Con il Regolamento di esecuzione Ue 2022/2313, entrato in vigore dal 18 Dicembre 2022, l’Unione Europea ha approvato la richiesta dell'Italia volta a garantire la protezione con riserva del nome per la “Pizza Napoletana” Stg. Vediamo cosa significa e quali sono le implicazioni che possono derivate dall'applicazione di tale norma.

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Un’altra vittoria per il “Made in Italy” e per la Pizza Napoletana?
Avvocato - Comitato Diritto Lexplain
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Finalmente dopo lungo tempo l'Unione Europea ha deciso di tutelare la vera pizza napoletana: dal 18 Dicembre 2022, infatti al nome della Pizza Napoletana è stato aggiunto il termine "Stg", ovvero “specialità tradizionale garantita”.

Ma che significa ciò? e perché è una vittoria per la tutela del "Made in Italy"?

Analizziamo velocemente le ragioni che stanno alla base di tale entusiasmo, ma anche i problemi che ne derivano.

Il regolamento di esecuzione (UE) 2022/2313 della commissione  del 25 novembre 2022

Abbiamo detto che dopo la decisione dell'Unione Europea di tutelare la Vera pizza napoletana con il marchio STG, dal 19 dicembre 2022 solo le pizzerie che rispettano il disciplinare STG (Specialità Tradizionale Garantita) potranno chiamare il proprio prodotto Pizza Napoletana. Tutte le altre saranno solo generiche pizze.

Con il Regolamento di esecuzione Ue 2022/2313,entrato in vigore dal 18 Dicembre 2022, l’Unione Europea ha approvato la richiesta dell'Italia volta a garantire la protezione con riserva del nome per la “Pizza Napoletana” Stg.

Questa dicitura da ora in poi potrà essere utilizzata solo ed esclusivamente sulle confezioni o nei menù di ristoranti e pizzerie in Italia e nell'Unione Europea che potranno garantire le caratteristiche proprie contenute nel disciplinare di produzione sugli ingredienti e relative alla preparazione, come ad esempio le ore minime di lievitazione, la stesura a mano della pasta, l’utilizzo di materie prime di base che dovranno essere “made in Italy”, la cottura esclusivamente in forno a legna a una temperatura di 485°C e l'altezza del cornicione di 1-2 cm, il tutto a seguito del controllo di un ente terzo di certificazione.

In caso contrario si incorrerà in un illecito sul quale l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (Icqrf) è al lavoro per individuare le relative disposizioni sanzionatorie.

Il marchio STG

Ma cos’è questo Marchio STG? vediamolo insieme.

Anzitutto dobbiamo dire che il marchio europeo Stg (Specialità tradizionale Garantita) è il più debole dei tre, la Denominazione di Origine Protetta e l’Indicazione Geografica Protetta, Dop e Igp insomma, (qui trovate un approfondimento in merito I prodotti agroalimentari tradizionali e i relativi marchi) legano il prodotto agroalimentare al territorio in maniera indissolubile.

Ancora più restrittiva per i vini è la Docg, ossia la denominazione di Origine Garantita e Protetta.

La Stg, che in un primo momento rischiava di essere abolita da Bruxelles, mira a tutelare il solo metodo di produzione.

In poche parole una pizza per essere definita napoletana deve rispettare il disciplinare di produzione che a Napoli come a Milano, a Parigi o in un qualsiasi paese dell’Unione Europea sarà sempre lo stesso.

Dunque la Stg ha indubbiamente un aspetto positivo, perché lega un procedimento molto preciso alla denominazione “pizza napoletana”.

Nel 2012 il marchio è stato rafforzato con riserva del nome, ossia nessuno può usare il termine “pizza napoletana” se non ha chiesto e ottenuto formalmente la certificazione. Per fare un esempio pratico, le pizze congelate che non potranno più fregiarsi di questo nome.

Disciplinare di produzione

Ma cos’è un disciplinare di produzione?

Il disciplinare di produzione è la prescrizione che disciplina l'ottenimento di un prodotto agricolo o alimentare.

Più precisamente, in ambito regolamentato, il disciplinare è la norma di legge che definisce i requisiti produttivi e commerciali di un prodotto a DOP o IGP o STG (o qualifiche equivalenti se si considerano gli stati extra Unione europea). Per la sola Italia, anche i prodotti De.Co. hanno ovviamente un disciplinare.

Qualsiasi prodotto nazionale o europeo che si fregi di una denominazione/indicazione protetta ha un disciplinare (es. lo Champagne, il Barolo, il Prosciutto di Parma, il Parmigiano-Reggiano, il Pane di Altamura, l'Asparago Bianco di Bassano del Grappa, l'Olio del Garda e altri migliaia).

Questi vengono periodicamente revisionati, aggiornati oppure modificati (normale evoluzione), sdoppiati (quando da una denominazione se ne stacca un'altra), accorpati (quando si uniscono denominazioni), abrogati (quando la denominazione cessa di esistere). Nel caso in cui esista poi un prodotto che viene tutelato tramite consorzio (vedi il consorzio parmigiano reggiano), questo sovrintende anche alla nascita e gestione del disciplinare di riferimento.

L'iter per elaborare, presentare, approvare, pubblicare un disciplinare (e la relativa denominazione/indicazione) è piuttosto complesso e, comunque, deve essere svolto in sede comunitaria.

Il disciplinare di produzione, è una legge a tutti gli effetti e le relative violazioni determinano reati.

Se esaminiamo quello della Pizza Napoletana STG possiamo notare che, ad esempio, la cottura deve essere con il forno a legna ed esclude quindi il forno elettrico e quello a gas nonostante ormai infinite prove abbiamo dimostrato che non c’è alcuna differenza sostanziale e di sapore nella diversa gestione del calore dei forni, il regolamento prevede, poi, l’uso esclusivo della Mozzarella di Bufala Campana Dop oppure Mozzarella STG mentre la tradizione prevede il fiordilatte.

Infine il procedimento è specificato solo per due tipi di pizze, la margherita e la marinara, come se la pizza fritta non fosse un prodotto tipico napoletano quanto il ripieno al forno per citare le più diffuse.

Questa rigidità del disciplinare di produzione della pizza STG, se da un lato mira a tutelare un marchio, ha dall’altro lato anche un anche un aspetto negativo, poichè limita in modo drastico coloro che possono apporre al proprio locale il marchio “Pizza Napoletana STG”.

Possiamo quindi vedere che se da un lato il regolamento STG tutela un marchio, dall’altro lato il disciplinare di produzione andrebbe assolutamente rivisto e aggiornato poichè esso, così come è scritto e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, limita, come abbiamo detto poc’anzi, moltissime pizzerie dalla possibilità di richiedere il riconoscimento e al tempo stesso non considera la pizza contemporanea, quella dei canotti per intenderci, pizza napoletana a causa delle dimensioni del cornicione.

L’Unione Europea, infatti, prevede multe molto salate, da 3000 a 14mila euro, per chi, in violazione di tali norme, userà impropriamente il nome “Pizza Napoletana”.

Se c’è un simbolo del "Made in Italy" e soprattutto dell'eccellenza Napoletana nel mondo, questo è la pizza, prodotto da tutti imitato, copiato e spesso, storpiato sotto il nome di "Pizza Napoletana"!

Da oggi bisognerà stare molto più attenti e questa, per le produzioni italiane è una grande vittoria nella battaglia per la tutela dei marchi e delle specialità.

Marchio STG si o no? Brevi riflessioni conclusive

Il business della pizza vale, solo in Italia, 15 miliardi di euro ed è quindi giusto che la “Pizza Napoletana”, fino ad oggi imitata in tutto il mondo venga tutelata evitando così che possano essere spacciati, soprattutto all’estero, prodotti che, fregiandosi del titolo “pizza Napoletana”, di Napoletano in realtà hanno poco o nulla e tanto a discapito anche delle altre  eccellenze di cui il nostro territorio è pieno.

Senza dubbio, però, è necessaria una riflessione comune e una decisione unitaria sull’utilizzo di questo marchio e sulla revisione del rigido disciplinare di produzione, dal momento che si profila un duplice rischio: se da un lato, infatti, l’Stg se ben utilizzato dai pizzaioli campani potrebbe essere un indubbio punto di forza, un po’ come è avvenuto con le Dop, se preso sottogamba, invece, potrebbe tradursi in una mancata tutela, per estensione, del brand pizza napoletana.

Non è difficile prevedere che nel frattempo a Napoli ciascuno continuerà a fare quello che ha fatto sinora come se niente fosse: pizza margherita e pizza marinara si possono tranquillamente usare e ciascuno le può interpretare come crede.

Il punto nodale, come sempre, è quando si esce dai comodi lidi locali e ci si avventura in mare aperto, per cui potremmo avere più pizzerie che propongono la pizza napoletana a Parigi che a Napoli, per non parlare nel resto del mondo dove questo marchio non è affatto riconosciuto da nessuno.

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Marco D'Amico
Avvocato - Comitato Diritto Lexplain
Mi sono laureato all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con una tesi in diritto amministrativo, materia nella quale mi sono poi specializzato. Collaboro dal 2009 con Aldo Sandulli, professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università Luiss Guido Carli. Sono Cultore della materia in diritto amministrativo presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 2010 ho partecipato alla costituzione della Rivista Giuridica MUNUS, sui Servizi Pubblici, fondata dai professori Aldo Sandulli e Giacinto della Cananea. Nel 2022 ho conseguito un master in Diritto Pubblico Europeo presso l’European Public and Law Organizzation e nel 2023 un master in Diritto Impresa e Sicurezza Agroalimentare con una tesi sulla tutela dei prodotti agroalimentari e del marchio “Made in Italy”presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
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