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16 Novembre 2023
11:00

Certificazione biologica: cos’è e come si fa ottenerla

La certificazione biologica è un tipo particolare di certificato che riconosce alle aziende della filiera agroalimentare che rispettano determinati standard stabiliti dall’Unione Europea che il prodotto da esse commercializzato è sottoposto ad una rigida serie di processi produttivi e standard qualitativi. È fondamentale per le aziende che producono e commercializzano prodotti “Bio”. Ma cos’è esattamente? A cosa serve? E quali sono i requisiti per soddisfare i processi per ottenere la certificazione?

Certificazione biologica: cos’è e come si fa ottenerla
Avvocato - Comitato Diritto Lexplain
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La certificazione biologica è un tipo particolare di certificato che riconosce alle aziende della filiera agroalimentare che rispettano determinati standard stabiliti dall’Unione Europea che il prodotto da esse commercializzato è sottoposto ad una rigida serie di processi produttivi e standard qualitativi. È fondamentale per le aziende che producono e commercializzano prodotti “bio”. Ma cos’è esattamente? A cosa serve? E quali sono i requisiti per soddisfare i processi per ottenere la certificazione? Li vediamo qui di seguito

Che cos'è la certificazione biologica e cosa significa biologico

Innanzitutto dobbiamo sapere che le aziende che vogliono ottenere la certificazione biologica devono rispettare il Reg. UE 2018/848, il quale definisce il sistema di produzione, trasformazione, etichettatura, controllo e certificazione nell'Unione Europea.

Il nuovo regolamento che si applica dal 1 gennaio 2022 e sostituisce il vecchio Reg CE 834/2007.

Ma cos’è la “certificazione biologica”?

Una certificazione biologica  è un attestato che viene rilasciato da un ente incaricato (ente certificatore) con l’obiettivo di riconoscere alle aziende il raggiungimento di determinati obiettivi necessari per definire un prodotto come “biologico”, essa viene rilasciata soltanto a quelle che in ogni fase del percorso di produzione di un determinato prodotto, rispettano una serie di regole stabilite in Italia dal Ministero delle politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Senza questa certificazione biologica un prodotto non può utilizzare il logo biologico e definirsi tale.

In altre parole, un alimento non può essere “biologico” se non è certificato, in caso contrario si incorrerebbe nel reato di frode in commercio, ex. art. 515 c.p.

Gli enti certificatori controllano quattro aree fondamentali di tutta la filiera per rilasciare la certificazione biologica e garantire la tracciabilità di tutta la filiera produttiva:

  • Produzione;
  • Preparazione;
  • Commercializzazione;
  • Importazione

Al momento dell’acquisto di un prodotto "Bio" è perciò buona regola verificare la certificazione biologica presente sulla confezione dell’alimento che ne attesta l’autenticità.

Cosa si intende per alimento biologico?

Un alimento per essere biologico deve derivare da un‘agricoltura e da allevamenti  biologici che si differenziano da quelle convenzionali in quanto, nelle varie fasi di produzione viene escluso l'utilizzo di  prodotti chimici di sintesi oppure di OGM (organismi geneticamente modificati).

In parole povere nella filiera di agricoltura biologica non vengono utilizzati ad esempio pesticidi e concimi chimici, diserbanti, anticrittogamici o insetticidi.

Allo stesso modo in un allevamento biologico è escluso l’uso di antibiotici, di ormoni e di mangimi chimici o geneticamente modificati. Particolare attenzione viene poi prestata al benessere degli animali, che sono generalmente liberi dalle costrizioni (c.d. allevamento estensivo) degli allevamenti intensivi e si nutrono di mangimi biologici.

I principi dell'agricoltura biologica

Un alimento per essere certificato come biologico deve sottostare a rigidi criteri di produzione nonchè ai principi fondanti la natura biologica degli alimenti.

Questi principi sono contenuti all’interno del reg. Ue 848 del 2018 agli artt. 5 e ss. e sono validi per tutti i tipi di prodotti "Bio" anche se con le variazioni del caso.

Possiamo però riassumere in maniera generica alcuni di questi principi sottesi all’agricoltura biologica.

Il principio del benessere:

“L’Agricoltura Biologica dovrà sostenere e favorire il benessere del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del Pianeta, come un insieme unico e indivisibile”.

Questo principio pone l'attenzione sul fatto che il benessere degli individui e delle comunità non può essere separato dal benessere degli ecosistemi – un suolo sano produce cibi sani, che favoriscono il benessere degli animali e delle persone.

Il benessere deve riguardare la totalità e l’integrità dei sistemi viventi.

Questo principio non è semplicemente incentrato all’assenza di malattie, ma al mantenimento di un benessere fisico, mentale, sociale e ambientale. Il ruolo dell’Agricoltura Biologica, che si sostanzi nella produzione, nella trasformazione, nella distribuzione o nel consumo, è quello di sostenere ed ampliare il benessere degli ecosistemi e di tutti gli organismi, dal più microscopico organismo presente nel suolo fino ad arrivare all'essere umano.

In particolare, l’Agricoltura Biologica si propone di produrre alimenti di elevata qualità, che siano non solo nutrienti ma che contribuiscano anche alla prevenzione delle malattie e alla salute. Proprio per tale scopo essa dovrà evitare l’uso di fertilizzanti, fitofarmaci, medicine veterinarie ed additivi alimentari che possano avere effetti dannosi sulla salute.

Il principio dell’ecologia

“L’Agricoltura Biologica dovrà essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, imitarli e aiutarli a mantenersi”.

Questo principio radica l’Agricoltura Biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Esso dichiara che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo.

Nutrimento e benessere sono ottenuti tramite l’ecologia dell’ambiente di ogni specifica produzione. Per esempio, nel caso delle colture, questo è il suolo vivente; per gli animali è l’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi marini è l’ambiente acquatico.

I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea dovranno adattarsi ai cicli ed agli equilibri ecologici esistenti in natura.

Tali cicli sono universali, ma la loro manifestazione è specifica per ogni luogo. La gestione biologica dovrà essere adattata alle condizioni, all’ecologia, alla cultura e alle dimensioni locali. L’uso dei fattori produttivi va ridotto tramite la riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, in modo impattare nel minor modo possibile sull'ambiente e mantenere o migliorarne la qualità al fine di preservare le risorse.

In sintesi possiamo dire che compito dell’Agricoltura Biologica è quello di conseguire un equilibrio ecologico attraverso la concezione di sistemi agricoli, l’insediamento di habitat e il mantenimento della diversità genetica ed agricola, mentre il compito di coloro che producono, trasformano, commerciano e consumano prodotti biologici dovrà esse quello di proteggere ed agire a beneficio dell’ambiente comune, incluso il paesaggio, il clima, l’habitat, la biodiversità, l’aria e l’acqua.

Il principio dell'equità

“L’Agricoltura Biologica dovrà costruire relazioni che assicurino equità rispetto all’ambiente comune e alle opportunità di vita”.

Questo principio sottolinea che coloro che sono impegnati nell’Agricoltura Biologica dovranno intrattenere e coltivare delle relazioni umane in modo tale da assicurare giustizia sociale a tutti i livelli e a tutte le parti interessate – agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori.

L’Agricoltura Biologica dovrà assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare e alla riduzione della povertà.

Essa si propone di produrre una quantità sufficiente di alimenti e di altri prodotti di buona qualità.

Questo principio insiste sul fatto che gli animali devono essere allevati in condizioni di vita che siano conformi alla loro fisiologia, comportamento naturale e benessere.

Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione ed il consumo dovranno essere gestite in modo socialmente ed ecologicamente giusto e in considerazione del rispetto per le generazioni future.

L’equità richiede che i sistemi di produzione, di distribuzione e di mercato siano trasparenti, giusti e che tengano in conto i reali costi ambientali e sociali.

Il principio della precauzione

“L’Agricoltura Biologica dovrà essere gestita in modo prudente e responsabile, al fine di proteggere la salute e il benessere delle generazioni presenti e future, nonché l’ambiente”.

L’Agricoltura Biologica è un sistema vitale e dinamico che risponde a delle esigenze e condizioni interne ed esterne.

Chi pratica l’Agricoltura Biologica può migliorarne l’efficacia e la produttività, ma questo non deve essere fatto a rischio di mettere a repentaglio la salute e il benessere. Di conseguenza le nuove tecnologie hanno bisogno di essere valutate e i metodi esistenti revisionati. Tenuto conto della conoscenza incompleta degli ecosistemi e dell’agricoltura, devono essere prese delle precauzioni.

In base a tale principio, quindi, la precauzione e la responsabilità sono i concetti chiave nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie in Agricoltura Biologica.

La scienza è necessaria per assicurarsi che l’Agricoltura Biologica sia sana, senza rischi ed ecologica. Comunque, la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente essa va affiancata all’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate che offrono soluzioni valide e consolidate nel tempo.

L’Agricoltura Biologica dovrà prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate e il rifiuto di tecnologie imprevedibili, come l’ingegneria genetica.

In breve: il biologico non è più (soltanto) un prodotto, ma un “modo di essere” dell’impresa stessa, che dovrà operare seguendo i principi di:

  • tutela dell’ambiente,
  • protezione della biodiversità,
  • benessere degli animali,
  • conservazione delle specie autoctone ed in via di estinzione,
  • riproduzione degli animali con metodi naturali,
  • promozione della filiera corta,
  • sviluppo ed il miglioramento del materiale genetico.

Come si fa ad ottenere la certificazione biologica

Per poter utilizzare il marchio Bio sui  propri prodotti  le aziende produttive dovranno adeguarsi ad un rigoroso sistema di produzione che rispetti il più possibile il ciclo di vita naturale, sia in agricoltura che per l’allevamento.

Le aziende dovranno innanzitutto ridurre al minimo l’impatto umano, seguendo i principi e gli obiettivi che abbiamo appena visto e che si sostanziano nel: salvaguardare la biodiversità e preservare le caratteristiche del suolo.

Sarà poi importantissimo, anche ai fini del controllo della filiera, mettere a punto un sistema che  rispetti alcune regole, tra cui:

  • tracciabilità delle materie prime;
  • salute e sicurezza dei lavoratori;
  • approccio responsabile nei confronti degli animali, nutriti in base al loro fabbisogno;
  • utilizzo di fertilizzanti naturali, come compost o letame;
  • non utilizzare OGM;
  • uso limitato di sostanze chimiche potenzialmente nocive per l’uomo e l’ecosistema.

Soltanto in questo modo le aziende potranno utilizzare la “foglia con le stelle europee” sulla confezione dei loro prodotti, ossia il simbolo biologico dell’Unione Europea, conosciuto anche come “Euro-leaf”.

Per ottenere la certificazione per i prodotti biologici un’azienda deve quindi rispettare i criteri del Reg. UE 2018/848, che definisce il sistema di produzione, trasformazione, etichettatura, controllo e certificazione nell’Unione Europea.

Per fare questo deve necessariamente farsi certificare da un Organismo di Certificazione autorizzato.

All’azienda che avrà presentato la notifica di attività con metodo biologico, resa disponibile all’organismo di controllo da parte della Regione di competenza, accettato il preventivo, provveduto al pagamento dell’importo annuale sarà inviato il contratto ed il regolamento per il controllo e la certificazione e l’uso del marchio e sarà, contestualmente, incaricata la prima visita ispettiva.

Durante la prima visita ispettivaAUDIT” viene verificata la conformità dei siti produttivi a quanto previsto dal Reg. UE 2018/848 e regolamenti attuativi.

Sulla base dei risultati dell’Audit viene redatto un documento denominato “Relazione di Ispezione“, contenente tutte le informazioni utili all’Organismo di controllo per esprimere il giudizio di idoneità.

L’azienda idonea entra a far parte dell’elenco delle aziende controllate sulle quali, in base ad un Piano Preventivo dei Controlli Annuali, vengono esercitate annualmente una o più visite di sorveglianza che hanno lo scopo di verificare il mantenimento delle condizioni di conformità e la completa applicazione di quanto previsto dal Reg. UE 2018/848 e regolamenti attuativi.

L’azienda riceverà tutta la documentazione necessaria a comprovare la sua adesione al sistema di produzione biologica: certificato di conformità, approvazione etichette per i prodotti biologici.

Requisiti per ottenere la certificazione:

Innanzitutto l’operatore o gruppo di operatori che intende entrare nel sistema di controllo e certificazione biologica per qualsivoglia attività prevista da Reg. (UE) 848/2018, deve:

Presentare la domanda di ingresso nel sistema di controllo, chiamata “Notifica di attività di produzione biologica” prevista dall’art. 34 del Reg. (UE) 848/2018, contenente la descrizione completa dell’attività, del sito e dell’unità produttiva che intende condurre con metodo biologico.

È obbligatorio presentare la Notifica di attività con metodo biologico in formato elettronico; ciò è possibile attraverso il Sistema Informativo Biologico (d’ora in poi SIB), gestito dal Ministero italiano e collegato agli Organismi di Controllo e/o i sistemi informativi regionali.

Per presentare Notifica sul sistema SIB l’operatore si può recare presso un centro abilitato in ciascuna Regione in cui l’operatore ha costituito il fascicolo aziendale o, nel caso dei preparatori e/o importatori, la Regione in cui si trova la sede legale dell’azienda.

Successivamente l’operatore o gruppo di operatori che intende affidare lo svolgimento di un’attività in conto terzi indica tale attività in notifica a meno che l’esecutore non sia un soggetto che ha già effettuato direttamente la notifica; in tal caso il mandatario conserva il documento giustificativo del soggetto esecutore.

Nel caso in cui l’esecutore non sia un operatore notificato, l’impegno da parte dell’esecutore di rispettare le norme relative all’agricoltura biologica e assoggettare le attività al sistema di controllo, è contenuto, in forma scritta, nel contratto tra operatore ed esecutore (accordo di conto lavorazione-M20).

Le aziende che appaltano alcune attività a terzi, nella propria Dichiarazione di Impegno devono indicare anche:

  •  un elenco dei contoterzisti con una descrizione delle loro attività e l'indicazione degli organismi di controllo da cui dipendono;
  • l'accordo dei contoterzisti a sottoporre la loro azienda al regime di controllo; ProAcc_Cert_01IT Procedura di Certificazione 848/2018 Italia Rev.: 00 Ed. 03 Approvazione CSI del 11/01/2022 Verifica RAQ Redazione RAC Pag.: 6 di 18;
  • tutte le misure concrete, tra cui un idoneo sistema di documentazione contabile, da prendere al livello dell'unità per garantire che possano essere identificati, a seconda dei casi, i fornitori, venditori, destinatari e acquirenti dei prodotti che l'operatore immette sul mercato;
  • il consenso dell'operatore e dei contoterzisti allo scambio di informazioni tra gli OdC sulle operazioni soggette al loro controllo.

Sarà poi necessario presentare  Piani Annuali di Produzione nelle modalità previste dalla normativa vigente.

L’operatore o gruppo di operatori provvede all’aggiornamento nel SIB delle informazioni contenute nei Programmi Annuali nei casi previsti dalla legislazione nazionale vigente, successivamente dovrà poi presentare all'ente certificatore  la Dichiarazione di Impegno prevista dall’art. 39 del Reg. (UE) 848/2018, contenente le misure che l’operatore o gruppo di operatori intende adottare per garantire, a livello di unità, di sito e di attività, il rispetto delle norme di produzione biologica e prevenire i rischi di contaminazione.

Controlli ispettivi in accesso

L’ente certificatore eseguirà, poi, per gli operatori o gruppo di operatori che hanno fatto Notifica e per le attività ivi notificate, controlli ispettivi in accesso al sistema (ispezioni di accesso) al fine di accertare eventuali non conformità riguardanti la conduzione aziendale e la qualificazione biologica dei prodotti ed eventualmente chiederà la correzione di tali non conformità.

Rilascio del certificato europeo (CE)

Secondo quanto previsto dall’articolo 35 del Reg. (UE) 848/2018 il Certificato è il documento che attesta l’inserimento dell’azienda nel sistema di controllo per le attività notificate; consente quindi l’iscrizione dell’operatore o gruppo di operatori negli elenchi ed albi pubblici.

Il Certificato è rilasciato da dall’ente certificatore all’ operatore o gruppo di operatori alle seguenti condizioni:

  • Completezza della documentazione di accesso (Notifica, Pap, Dichiarazione di Impegno);
  • Controlli ispettivi con esito favorevole.

Il CE (certificato europeo)è rilasciato all’ operatore o gruppo di operatori entro 90 giorni dalla data di Notifica per una durata non superiore ai 36 mesi.

L’operatore che volesse commercializzare con indicazioni biologiche i prodotti relativi alle attività notificate, deve richiedere all’ente certificatore l’inserimento della Sezione “Repertorio dei prodotti” nel Certificato CE, tramite invio del documento “Richiesta di certificazione per vendita o cessione prodotti biologici”.

Le aziende, con attività di produzione agricola, potranno presentare la suddetta richiesta per prodotti agricoli ottenuti da terreni in conversione e raccolti dopo 12 mesi dalla data di Notifica.

Le novità sulla certificazione biologica europea

Da Gennaio 2022 abbiamo visto che è entrato in vigore in vigore senza possibilità di deroga il regolamento sui prodotti biologici che ha come focus quello di esaltare la biodiversità, lo sviluppo rurale, nonché garantire la salvaguardia delle risorse ambientali e del benessere animale attraverso l’inserimento di nuovi criteri, temi di forte interesse per i consumatori di oggi.

Con il nuovo regolamento viene promosso lo sviluppo sostenibile della produzione biologica ed si pone come obiettivo quello di : garantire una concorrenza leale per gli agricoltori e gli operatori del settore; prevenire le frodi e le pratiche sleali; migliorare la fiducia dei consumatori nei prodotti biologici.

I prodotti certificabili sono aumentati e questo si traduce in nuove opportunità, uno sbocco produttivo importante che contribuisce allo sviluppo delle zone rurali in linea con la PAC, le misure dei PSR, la strategia ‘Farm to Fork’ e l’agenda 2030.

Concludendo possiamo affermare che per la prima volta l’agricoltura biologica troverà finalmente un sostegno finanziario sia nel primo pilastro della PAC (che finanzia i pagamenti diretti agli agricoltori) che nel secondo pilastro (che fornisce sostegno alle zone rurali).

Nel primo l’agricoltura biologica è contemplata nelle pratiche agricole ecologiche mentre nel secondo è contemplata nelle misure a favore di clima e ambiente.

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Marco D'Amico
Avvocato - Comitato Diritto Lexplain
Mi sono laureato all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con una tesi in diritto amministrativo, materia nella quale mi sono poi specializzato. Collaboro dal 2009 con Aldo Sandulli, professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università Luiss Guido Carli. Sono Cultore della materia in diritto amministrativo presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 2010 ho partecipato alla costituzione della Rivista Giuridica MUNUS, sui Servizi Pubblici, fondata dai professori Aldo Sandulli e Giacinto della Cananea. Nel 2022 ho conseguito un master in Diritto Pubblico Europeo presso l’European Public and Law Organizzation e nel 2023 un master in Diritto Impresa e Sicurezza Agroalimentare con una tesi sulla tutela dei prodotti agroalimentari e del marchio “Made in Italy”presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
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