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31 Agosto 2023
11:00

Caparra confirmatoria: che cos’è e come funziona

La caparra confirmatoria ha la funzione di conferire maggiore serietà all'impegno assunto dalle parti con la stipulazione contrattuale. Essa è disciplinata dall'art. 1385 del Codice civile. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Caparra confirmatoria: che cos’è e come funziona
Avvocato
caparra confirmatoria

La caparra confirmatoria è disciplinata all’art. 1385 del Codice civile che così recita:

Art. 1385. Caparra confirmatoria. 

Se al  momento  della  conclusione  del  contratto  una  parte  dà all'altra, a titolo di caparra, una somma di danaro o  una  quantità di altre cose fungibili, la caparra, in  caso  di  adempimento,  deve essere restituita o imputata alla prestazione dovuta. 

Se la parte che ha dato la caparra è inadempiente,  l'altra  può recedere dal contratto, ritenendo  la  caparra;  se  inadempiente è invece  la  parte  che  l'ha  ricevuta,  l'altra  può  recedere dal contratto ed esigere il doppio della caparra. 

Se però la parte che  non  è inadempiente  preferisce domandare l'esecuzione o la risoluzione  del  contratto,  il  risarcimento  del danno è regolato dalle norme generali”.

Cos’è la caparra confirmatoria e a cosa serve

La caparra confirmatoria ha la funzione fondamentale di conferire maggiore serietà all’impegno assunto dai contraenti, poiché alla previsione della stessa sono collegati una serie di effetti.

Al momento della conclusione del contratto, una delle parti versa all’altra una somma di denaro o una quantità di cose fungibili e in caso di adempimento, colui che ha ricevuto la caparra confirmatoria è tenuto a restituirla.

In caso di inadempimento, invece, se lo stesso è imputabile alla parte che ha versato la caparra, l’altro contraente è legittimato a recedere dal contratto e a ritenere quanto ricevuto.

Se, invece, l’inadempimento è imputabile alla parte che ha ricevuto la caparra, l’altra parte può recedere dal contratto ed esigere il doppio di quanto versato.

Come si può ben vedere, dunque, la caparra confirmatoria ha anche una funzione risarcitoria.

La parte che subisce l’inadempimento, infatti, viene risarcita grazie al meccanismo disciplinato all’art. 1385 del Codice civile.

Infatti, qualora la parte voglia agire giudizialmente per chiedere l’adempimento dell’altro contraente ovvero la risoluzione del contratto, il risarcimento del danno verrà eventualmente riconosciuto in base alle regole generali dettate dal Codice civile.

Il danno, dunque, dovrà essere dimostrato in giudizio e la parte non potrà ritenere la caparra o esigere il doppio della stessa, poiché in tale ipotesi la caparra non avrà più la funzione che le è propria, ovvero quella di limitare il risarcimento del danno a una cifra predeterminata.

In tal senso si è espresso, ad esempio, il Tribunale di Potenza, con sentenza del 9 gennaio 2020, n. 26.

Nello stesso senso si è espressa di recente la Corte di Cassazione,sez. II, con ordinanza 19.06.2023, n. 17442.

La Cassazione ha infatti stabilito che, in caso di pattuizione di caparra confirmatoria, la parte adempiente, può scegliere tra i due rimedi, del recesso ovvero la richiesta di una pronuncia costitutiva di risoluzione del contratto e il risarcimento dei conseguenti danni, da provare a norma dell’art. 1223 cod. civ.

I due rimedi, dunque, sono alternativi e non cumulabili tra loro.

Quanto alla natura della caparra confirmatoria, essa è stata definita in giurisprudenza quale “contratto che si perfeziona con la consegna che una parte fa all’altra di una somma di danaro o di una determinata quantità di cose fungibili per il caso d’inadempimento delle obbligazioni nascenti da un diverso negozio ad essa collegato (c.d. contratto principale). La caparra (sia confirmatoria che penitenziale) è dunque, come è noto, una clausola che ha lo scopo di rafforzare il vincolo contrattuale; il relativo patto contrattuale ha natura reale, e, come tale, è improduttivo di effetti giuridici ove non si perfezioni con la consegna della relativa somma” (Corte di Cassazione, sez. II, sentenza del 24 aprile 2013, n.10056).

Quali sono le differenze tra caparra confirmatoria e acconto

In base a quanto detto, si può agevolmente dedurre che la caparra confirmatoria ha una funzione simile a quella dell’acconto, ma tra queste due figure vi sono delle differenze, poiché l’acconto ha solo la funzione di anticipo parziale del prezzo. In ipotesi di inadempimento, infatti, l’acconto deve essere restituito, e resta salvo il risarcimento del danno dovuto dalla parte inadempiente.

Con riguardo all’acconto, dunque, non è previsto il meccanismo delineato dall’art. 1385 c.c., ovvero quello della ritenzione in caso di inadempimento della parte che ha versato la caparra e di restituzione del doppio della stessa in ipotesi di inadempimento del contraente che ha ricevuto la caparra.

Come si determina l’importo della caparra confirmatoria

L’importo della caparra confirmatoria viene determinato dalle parti di comune accordo.

Come si paga la caparra confirmatoria

La caparra confirmatoria può essere pagata secondo varie modalità, ad esempio con bonifico bancario oppure con assegno bancario o assegno circolare.

Sul punto la Cassazione, sez. II, con ordinanza del 31 marzo 2022, n. 10366 ha stabilito che: “La caparra confirmatoria può essere costituita anche mediante la consegna di un assegno bancario, pur se l'effetto proprio di essa si perfeziona al momento della riscossione della somma da esso recata e, dunque, salvo buon fine, essendo però onere del prenditore del titolo, dopo averne accettato la consegna, di porlo all'incasso; ne deriva che il comportamento dello stesso prenditore, che ometta di incassare l'assegno e lo trattenga comunque presso di sé, è contrario a correttezza e buona fede, sì da impedirgli di imputare all'inadempimento della controparte il mancato incasso dell'assegno, come pure di recedere dal contratto, al quale la caparra risulta accessoria, o di sollevare l'eccezione di inadempimento”.

Quali sono gli effetti della caparra confirmatoria?

L’effetto della caparra confirmatoria è quello di conferire maggiore serietà all’impegno contrattuale assunto dalle parti, in forza del meccanismo di ritenzione e di restituzione del doppio che viene previsto dal Codice civile.

La caparra confirmatoria costituisce, inoltre, uno strumento di limitazione del danno risarcibile attraverso la predeterminazione dello stesso.

Quali sono i diritti e i doveri delle parti in caso di inadempimento

In ipotesi di inadempimento, il meccanismo previsto dall’art. 1385 del Codice civile è il seguente.

Se è inadempiente la parte che ha versato la caparra confirmatoria, l’altra parte può recedere dal contratto e ritenere la caparra.

Se, invece, è inadempiente la parte che ha ricevuto la caparra confirmatoria, l’altro contraente può recedere dal contratto e pretendere il doppio della caparra versata.

La parte che non è inadempiente,tuttavia, invece di recedere e trattenere la caparra ovvero pretendere la restituzione del doppio di quanto versato, può scegliere di agire per chiedere l’adempimento ovvero la risoluzione del contratto.

In questa ultima ipotesi, in sede giudiziale, verrà valutato l’aspetto risarcitorio secondo le regole generali.

Appare utile citare alcune recenti sentenze in tema di caparra confirmatoria, onde chiarirne la natura e dunque gli effetti in capo alle parti in caso di inadempimento.

La Corte di Cassazione, sez. II, con ordinanza del 29 novembre 2022, n. 35068 ha stabilito che “in tema di contratto preliminare, la caparra confirmatoria, al pari della clausola penale stipulata per il caso di inadempimento, rivelano il comune intento di indurre l'obbligato all'adempimento e, pertanto, ambedue possono coesistere nell'ambito dello stesso contratto. I due istituti, tuttavia, differiscono quanto ad ambito di applicazione, giacché la caparra confirmatoria trova applicazione quando, per effetto del recesso, il contratto non possa essere più adempiuto, mentre la clausola penale è applicabile laddove colui che non è inadempiente preferisca domandare l'esecuzione del contratto o la risoluzione”.

La Corte ha dunque ribadito la possibile coesistenza, tra caparra confirmatoria e clausola penale sottolineando, tuttavia, la differenza tra le due figure, valorizzata in ipotesi di inadempimento.

La clausola penale, infatti, è applicabile nell’ipotesi in cui colui che non è inadempiente preferisca domandare l’esecuzione del contratto o la risoluzione.

Molto interessante, inoltre la sentenza della Corte di Cassazione, sezione tributaria, del 1 dicembre 2022, n. 35390 in occasione della quale la Corte ha stabilito quale sia il regime fiscale applicabile alle somme versate a titolo di caparra confirmatoria: “Per stabilire quale sia il regime fiscale applicabile alle somme versate a titolo di caparra confirmatoria, quando detta clausola sia contenuta in un contratto preliminare di vendita di beni, il cui definitivo sia soggetto ad IVA, occorre valutare – con accertamento che costituisce questione di fatto, rimessa al giudice di merito – se la caparra medesima abbia la funzione di anticipo sul prezzo, unitamente a quella di rafforzamento della garanzia o costituisca, invece, un elemento accidentale del contratto; nel primo caso la dazione di denaro, corrispondente alla caparra, rivestendo la stessa natura della corresponsione del prezzo, è assoggettata ad IVA ed all'imposta di registro in misura fissa, in ossequio al principio di alternatività tra imposta di registro ed imposta sul valore aggiunto, di cui all'art. 40 del d.P.R. n. 131 del 1986; nel secondo caso, invece, avendo autonomia contrattuale rispetto al preliminare in cui è inserita, è assoggettabile, ex art. 21, comma 1, del d.P.R. n. 131 del 1986, all'imposta di registro in misura proporzionale”.

Con altra interessante ordinanza del 9 febbraio 2023,n.3954, la Corte di Cassazione, ha tracciato la linea di confine tra caparra confirmatoria, caparra penitenziale e multa penitenziale, sottolineando la funzione di tipo risarcitorio connessa al versamento della caparra confirmatoria.

Ha infatti stabilito la Cassazione che: “La caparra penitenziale – che ricorre quando alla previsione del diritto di recesso si accompagna la dazione di una somma di danaro o di altra quantità di cose fungibili – e la multa penitenziale – cioè, il corrispettivo previsto per il recesso – non integrano, a differenza della caparra confirmatoria, un risarcimento del danno per la mancata esecuzione del contratto, bensì il corrispettivo del recesso per determinazione unilaterale e l'accertamento della volontà delle parti di dar vita all'una o all'altra figura compete al giudice del merito, il cui apprezzamento è incensurabile in sede di legittimità, se sorretto da motivazione esauriente ed immune da vizi logici e giuridici”.

Avvocato, laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università degli studi di Napoli Federico II. Ho poi conseguito la specializzazione presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali, e sono stata collaboratrice della cattedra di diritto pubblico comparato. Sono autrice e coautrice di numerosi manuali, alcuni tra i più noti del diritto civile e amministrativo. Sono inoltre autrice di numerosi articoli giuridici, e ho esperienza pluriennale come membro di comitato di redazione. Per Lexplain sono editor per l'area "diritto" e per l'area "fisco". Sono mamma di due splendidi figli, Riccardo, che ha 17 anni e Angela, che ha 9 anni.
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