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23 Dicembre 2023
11:20

Lo spreco alimentare e gli obiettivi dell’Unione Europea

Siamo a Dicembre e come ogni anno con il sopraggiungere delle festività natalizie, che rappresentano un appuntamento all’insegna della convivialità e della buona cucina, si registra, purtroppo, una vera e propria impennata degli sprechi alimentari.

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Lo spreco alimentare e gli obiettivi dell’Unione Europea
Avvocato - Comitato Diritto Lexplain
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Quand’è che si può dire che un alimento viene “sprecato”?
Partiamo con il precisare che per “spreco alimentare” si intende qualsiasi sostanza sana e commestibile che in ogni fase della catena alimentare, invece che essere destinata al consumo umano, viene sprecata, persa, degradata.

In altre parole lo spreco alimentare si riferisce a tutti quei prodotti scartati dalla catena agroalimentare per ragioni economiche, estetiche o in prossimità di scadenza di consumo ma ancora perfettamente commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano e che, in assenza di uso alternativo, sono destinati ad essere eliminati e smaltiti producendo conseguenze negative dal punto di vista ambientale, dei costi economici e mancati guadagni per le imprese.

Da queste definizioni si capisce che lo spreco alimentare non solo dovrebbe essere evitato in quanto alimenti ancora buoni diventano rifiuto ma anche perché l’alimento in quanto tale ha richiesto l’utilizzo di risorse per la sua produzione e richiede risorse ulteriori per il suo smaltimento.

La legge N.166/2016 c.d. “Legge Gadda” sugli sprechi alimentari

Il 14 settembre 2016 è entrata in vigore la legge n.166/16 o "legge Gadda" contro gli sprechi alimentari e farmaceutici.

Secondo i dati della FAO circa 690 milioni di persone nel mondo oggi soffrono la fame e ben tre miliardi non possono permettersi un'alimentazione sana.

Nonostante questi dati siano a conoscenza di tutti, le perdite e gli sprechi alimentari non accennano a diminuire: si stima, infatti, che circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti nel mondo va perso o sprecato nel passaggio fra il produttore e il consumatore.

Solamente nell'Unione europea, infatti, vanno persi o sprecati ogni anno, circa 87,6 milioni di tonnellate di cibo.

I ricercatori della FAO stimano che le perdite alimentari si verificano nel tragitto tra il campo e la vendita al dettaglio (esclusa), mentre gli sprechi alimentari si osservano a livello di vendita al dettaglio e di consumo (includendo i servizi di ristorazione e i nuclei familiari).

Diverse sono le cause legate a tali sprechi tra le quali le più rilevanti sono: l’errata manipolazione degli alimenti, l‘inadeguatezza delle modalità di trasporto o immagazzinamento, l'assenza di capacità di conservazione degli alimenti lungo la catena del freddo, condizioni atmosferiche estreme, l'esistenza di norme di qualità sull'aspetto esteriore, infine, ma forse quella che in questo periodo ci interessa maggiormente, l'assenza di capacità di pianificazione e competenze culinarie tra i consumatori.

Dopo il rallentamento legato alle prime fasi della pandemia, infatti, lo spreco alimentare  è tornato ad aumentare, dal 2021 in poi e come abbiamo detto, anche noi consumatori siamo corresponsabili.

lo spreco nelle case italiane nel 2021 è stato, secondo il Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International, di 595 grammi pro capite a settimana: 31 kg annui. Nel 2020 erano 529 grammi settimanali.

Combattere le perdite e gli sprechi alimentari, non solo ha un'incidenza positiva sulla sicurezza alimentare e sulla malnutrizione, ma contribuisce anche alla lotta contro i cambiamenti climatici.

Per questi motivi, sia a livello internazionale sia a livello europeo, ci sono degli impegni volti a diminuire gli sprechi alimentari pro capite.

Tra le principali azioni proposte per raggiungere questo obiettivo, vi sono:

Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare, con l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile entro il 2030. L’obiettivo di “Agenda 2030” è quello di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post raccolto.

Il Consiglio UE nel 2016 ha adottato conclusioni che delineano iniziative volte a ridurre gli sprechi alimentari invitando la Commissione e gli Stati Membri a:migliorare il monitoraggio e la raccolta dati, al fine di comprendere meglio la problematica; concentrarsi sulla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari e sul maggiore uso della biomassa nella legislazione futura dell'UE; facilitare la donazione dei prodotti alimentari invenduti a organismi di beneficenza, al fine di garantire una maggiore sicurezza alimentare.

In Italia a seguito di questo invito da parte del Consiglio europeo, si è provveduto a emanare la Legge 19 agosto 2016, n. 166 – anche nota come Legge Gadda la quale disciplina quali sono le disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici; ed inoltre, ha come fine, la solidarietà sociale e la limitazione degli sprechi.

A tal proposito, la legge persegue la finalità di ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti attraverso la facilitazione nel recupero e nella donazione delle eccedenze alimentari, la limitazione degli impatti negativi sull'ambiente promuovendo il riuso e il riciclo.

Infine, sarebbe da incentivare la promozione di attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni, con particolare riferimento alle giovani generazioni.

Al fine di poter svolgere e coordinare queste attività, la legge prevede l'istituzione di un tavolo di coordinamento che vede racchiudere le rappresentanze dei diversi Ministeri, tra cui il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della salute.

I punti chiave racchiusi quindi nei principi della “legge Gadda” sono:

  • Creazione di un quadro normativo all’interno del quale inserire le norme già esistenti in tema di agevolazioni fiscali (L. 460/97, L. 133/99), la responsabilità civile (L. 155/03) e procedure per la sicurezza igienico-sanitaria (L. 147/13);
  • Definizione chiara di operatore settore alimentare, soggetti cedenti, eccedenze alimentari, spreco alimentare, donazione, termine minimo di conservazione e data di scadenza, ecc.,
  • Possibilità per le autorità di donare gli alimenti oggetto di confisca alle organizzazioni non profit,
  • Agevolazioni amministrative per i donatori attraverso la semplificazione delle procedure di donazione rispetto alla distruzione,
  • Incentivazione del valore prioritario del recupero di alimenti per il consumo umano per evitare la distruzione; qualora non possibile l'utilizzo umano valorizza il recupero per uso zootecnico o energetico,
  • Riconoscimento del Tavolo Coordinamento del MIPAAF per la consultazione di tutti i soggetti coinvolti nella lotta allo spreco e alla povertà alimentare; aumento di 2 milioni di euro della dotazione 2016 del Fondo Nazionale per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, per l'acquisto di alimenti da destinare agli indigenti.
  • Programmazione di campagne di comunicazione sui canali RAI per favorire le donazioni da parte delle aziende e sensibilizzare i consumatori sul tema dello spreco,
  • Incoraggiamento dei rapporti con il mondo agricolo per la raccolta in campo,
  • Introduzione della possibilità per i comuni di incentivare chi dona alle organizzazioni non profit con una riduzione della tassa dei rifiuti.

Come si può combattere lo spreco alimentare domestico?

Anche se la maggior parte dello spreco si verifica nelle filiere, e solo in parte al consumo domestico, è molto importante per i consumatori e per le famiglie, soprattutto durante le festività natalizie in cui pranzi e cene ricche di pietanze sono all’ordine del giorno, non sprecare il cibo e adottare scelte più consapevoli per la salute e per l’ambiente.

Lo spreco alimentare inizia nelle famiglie, spesso si cucina più del necessario e avanza cibo non ben gestito e riutilizzato.

Le cause dello spreco domestico sono varie: spesso si compra più di quello che serve, si interpretano con difficoltà le etichette (vedi qui il nostro approfondimento sulla data di scadenza di un alimento), si cucina troppo per ragioni culturali ed economiche, si conservano male i prodotti nel frigo e nel freezer.

Quindi almeno in casa cerchiamo di seguire questi semplici suggerimenti, per sviluppare, nella nostra quotidianità un atteggiamento più consapevole nei confronti dello spreco alimentare:

  • controllare sempre la data di scadenza del cibo sulle etichette;
  • disporre gli alimenti nel frigorifero alle giuste temperature;
  • rispettare, il più possibile, la temperatura durante il trasporto del cibo;
  • se avanza il cibo fuori casa, chiedere il family bag;
  • conservare bene i prodotti confezionati aperti;
  • riutilizzare gli avanzi e gli scarti, congelandoli o per nuove ricette;
  • programmare la spesa in funzione delle esigenze;
  • ricordarci che spesso un alimento, è consumabile anche dopo, le indicazioni riportate sull’etichetta(“da consumarsi preferibilmente entro…” non significa che dopo l’alimento va buttato, ma che dopo la data indicata potrebbe perdere qualità orgaolettiche che influiscono sul gusto, non che sia “andato a male”).

La Strategia “From Farm to Fork”, ovvero dalla fattoria alla forchetta

La “Farm to Fork” strategy è stata studiata per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile sotto diversi aspetti e riducendo il suo impatto sui Paesi terzi. Questa strategia tocca molteplici aspetti della filiera, dall’agricoltura fino al modo in cui vengono etichettati gli alimenti.

Questa si pone in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e il suo intento è anche quello di innescare un miglioramento degli standard a livello globale, attraverso la cooperazione internazionale e le politiche commerciali che coinvolgono i Paesi terzi.

Sotto questo profilo il tentativo dell’Ue, è duplice, da un lato infatti l’unione Europea cerca di dare avvio alla propria transizione ecologica, e dall’altro cerca di evitare che nel resto del mondo vengano messe in atto pratiche non sostenibili.

Possiamo quindi riassumere nei seguenti punti, quali sono gli obiettivi della strategia “farm to Fork”:

  • Garantire una produzione alimentare sostenibile;
  • Garantire la sicurezza alimentare;
  • Favorire una filiera alimentare sostenibile dall’inizio alla fine: dalla lavorazione alla vendita (sia all’ingrosso sia al dettaglio), e anche i servizi accessori, come l’ospitalità e la ristorazione;
  • Promuovere il consumo di cibi sostenibili e sostenere la transizione verso abitudini  alimentari sane;
  • Ridurre gli sprechi alimentari;
  • Combattere le frodi alimentari lungo la filiera.

Per centrare questi obiettivi però, è necessario porre in essere cospicui investimenti in ricerca e innovazione, ma non solo è necessario anche migliorare i servizi di consulenza, saper gestire ed elaborare dati, servono nuove competenze ed è fondamentale saper condividere la conoscenza.

La strategia, infine, contiene anche il dettaglio del modo in cui l’Ue intende promuovere tale transizione a livello globale, oltre cioè i propri confini comunitari.

In conclusione, gli obiettivi sono di lunga durata e sicuramente ci vorrà molto tempo affinché i vari Stati riescano a portarli tutti a termine, nel frattempo possiamo, nel nostro piccolo combattere lo spreco con piccoli gesti quotidiani, con maggiore consapevolezza nella conoscenza del cibo, negli acquisiti e nella gestione, nonché attraverso il corretto uso ma soprattutto il riuso dei prodotti alimentari.

Lo spreco alimentare può diventare una risorsa ed un’opportunità e rientra a pieno titolo nello sviluppo di una cultura alimentare più consapevole e sostenibile.

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Marco D'Amico
Avvocato - Comitato Diritto Lexplain
Mi sono laureato all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli con una tesi in diritto amministrativo, materia nella quale mi sono poi specializzato. Collaboro dal 2009 con Aldo Sandulli, professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università Luiss Guido Carli. Sono Cultore della materia in diritto amministrativo presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel 2010 ho partecipato alla costituzione della Rivista Giuridica MUNUS, sui Servizi Pubblici, fondata dai professori Aldo Sandulli e Giacinto della Cananea. Nel 2022 ho conseguito un master in Diritto Pubblico Europeo presso l’European Public and Law Organizzation e nel 2023 un master in Diritto Impresa e Sicurezza Agroalimentare con una tesi sulla tutela dei prodotti agroalimentari e del marchio “Made in Italy”presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
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