Licenze taxi e le novità del decreto Asset: perché fanno discutere?

Il decreto legge Asset approvato in Parlamento introduce diverse novità, tra cui una modifica alla normativa sul rilascio delle licenze dei taxi. Intervento che è però stato accolto dai tassisti con molte polemiche e critiche. Vediamo allora cosa prevede la riforma e quali sono le ragioni di tante proteste.

26 Ottobre 2023
11:00
Licenze taxi e le novità del decreto Asset: perché fanno discutere?
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Ormai è innegabile: in diverse città italiane, Capitale compresa, trovare o chiamare un taxi si trasforma spesso in un’attesa interminabile. Questo è dovuto al fatto che le vetture, in proporzione al numero di richieste effettuate ogni giorno e rispetto al numero di abitanti delle città, sono davvero pochissime.

Ecco perché nel D.L. n. 104/2023 (Asset) approvato di recente in Parlamento e convertito definitivamente in legge, è stato previsto un intervento volto a modificare la normativa che regola il rilascio delle licenze e aumentare, di conseguenza, il numero di vetture taxi in circolazione. Eppure, nonostante il decreto sia stato presentato come uno strumento volto a semplificare e velocizzare l’iter di rilascio, l’accoglienza da parte delle autorità locali e dei tassisti è stata tutt’altro che positiva.

Per capirne le motivazioni bisogna analizzare le modalità con cui, finora, era organizzato il sistema di rilascio delle licenze.

Rilascio delle licenze taxi prima del decreto Asset

Prima dell’approvazione del d.l. Asset, la licenza taxi poteva essere ottenuta in due modi: tramite il concorso bandito dal Comune o acquistandola da chi ne fosse già munito. Entrambe le alternative però, presentavano delle problematiche.

I concorsi, ad esempio, venivano indetti sporadicamente e con un numero di partecipanti elevatissimo e, inevitabilmente, il numero di licenze rilasciate era inferiore rispetto alle necessità effettive.

L’acquisto della licenza invece, implicava non solo la ricerca di un tassista che la possedesse da almeno 5 anni ma che fosse anche disposto a venderla. Il tutto a fronte di prezzi non sempre accessibili.

Basti pensare che secondo le direzioni dell’Agenzia delle Entrate il prezzo medio di una licenza dovrebbe attestarsi tra i 100.000 e i 120.000 euro ma ci sono stati anche casi particolari in cui si è arrivati addirittura al doppio.

Ne è un esempio Firenze, dove il prezzo di vendita ha raggiunto i 250.000 euro!
La ragione purtroppo è sempre quella di partenza: le vetture taxi sono poche, nel caso di Firenze circa 750 e, di conseguenza, il valore di una singola licenza è altissimo.

Questo circolo vizioso ha portato in entrambi i casi allo stesso risultato: meno vetture taxi in circolazione rispetto a quelle necessarie.

Cosa prevede il Decreto Legge Asset sulle licenze dei taxi

Considerate queste premesse era chiaro che un intervento sul sistema fosse ormai inevitabile, soprattutto dopo le tante lamentele dei turisti che durante l’estate hanno avuto difficoltà a trovare taxi disponibili in città come Roma.

Intervento che si è concretizzato nell’approvazione definitiva del D.L. Asset avvenuta in Parlamento il 5 ottobre. Le novità introdotte sono varie, tra cui proprio una modifica alla normativa che regola il rilascio delle licenze.

L’obiettivo è uno: velocizzare e semplificare la procedura, così da consentire l'aumento della concorrenza e offrire ai cittadini un servizio più efficiente grazie ad un maggior numero di vetture taxi su strada. Perciò, accanto alla modalità ordinaria con cui si sono tenuti i concorsi negli scorsi anni, ora ci sarà anche la possibilità di indire un concorso straordinario riservato ai tassisti con mezzi non inquinanti, nelle città metropolitane e in quelle con almeno un aeroporto.

La condizione di avere un taxi non inquinante è imprescindibile: per questa ragione, considerando che tutte le spese della vettura sono a carico del tassista, il decreto ha previsto anche degli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, ibride e con basse emissioni di CO2.

In questo modo si permetterebbe ai Comuni di rilasciare fino al 20% in più delle autorizzazioni e con un’attenzione maggiore all’ambiente!

Inoltre il concorso straordinario avverrà con una procedura accelerata che dovrebbe consentire un rilascio più rapido delle autorizzazioni e venire così incontro alla necessità di aumentare il numero delle vetture.

Procedura ordinaria e straordinaria

Il sistema di rilascio sarà quindi caratterizzato da due procedure alternative.

  • Procedura ordinaria: si tratta del sistema con cui sono state rilasciate fino ad ora le licenze. Il Comune deve presentare il bando di concorso all’AUTORITA’ DI REGOLAZIONE DEI TRASPORTI (ART) perché possa valutarlo entro 60 giorni. In caso di approvazione, il Comune potrà successivamente indire il concorso a cui avranno accesso tutti i tassisti, indipendentemente dal tipo di vettura guidata.
  • Procedura accelerata: è la nuova procedura con cui il Comune potrà inviare il bando di concorso all’Autorità competente che però, a differenza di quanto avviene in quella ordinaria, dovrà approvarlo entro 15 giorni. Il successivo concorso straordinario sarà inoltre riservato ai soli tassisti con mezzi non inquinanti.

Licenze temporanee

Sono state introdotte ulteriori novità anche in merito alle licenze temporanee e alla doppia guida.

Partendo dalle prime, si tratta di autorizzazioni che avranno una validità di massimo due anni e verranno rilasciate in occasione di eventi che possono influire sull’aumento delle richieste di taxi. Un esempio potrebbe essere costituito dall'Expo che si terrà a Roma nel 2030 o anche dal più vicino Giubileo del 2025. Queste autorizzazioni verranno rilasciate dal Comune ai tassisti già attivi e con licenza.

Doppia guida

Quello della doppia guida è invece una pratica già esistente in Italia che permette a due tassisti di guidare la stessa vettura dividendosi i turni di lavoro e ammortizzare i costi del mezzo. Il decreto ne ha semplificato le modalità e ora sarà possibile ottenere l’autorizzazione inviando una comunicazione al Comune.

Perché i sindacati protestano

Alla luce di quanto è stato esposto finora e considerando che gli interventi sono stati introdotti nell’ottica di velocizzare, semplificare e addirittura aumentare le licenze del 20%, come mai tassisti e sindaci sollevano tante proteste?

Citando alcuni sindacati taxi, la paura è che possa crearsi un “rimpallo di responsabilità tra gli enti locali”, senza che si arrivi ad alcun risultato.

E forse c’è l’ulteriore timore che aumentando le licenze e quindi il numero di taxi in circolazione, l'aumento della concorrenza potrebbe avere più di qualche effetto indesiderato sulla categoria. Ciò infatti influirebbe non solo sul valore delle singole licenze, il cui prezzo di vendita calerebbe drasticamente ma anche sulle possibilità di guadagno dei tassisti che, sebbene non siano riconosciuti come tale, costituiscono una vera e propria lobby di settore che gode di una certa forma di "monopolio" nel nostro Paese.

Se però è vero che con più taxi in circolazione gli introiti delle corse dovrebbero essere ripartiti tra più conducenti, è altrettanto vero che il servizio diventerebbe più efficiente e con maggiori vantaggi per il mercato e per i cittadini!

Anche perché, polemiche a parte, è da tempo che l’UE invita l’Italia ad espandere il mercato ai servizi privati di trasporto su gomma, la cui diffusione nel nostro Paese è stata spesso rallentata proprio dalla normativa interna.

Infatti la legge 21 del 1992 prende unicamente in considerazione i taxi, anche definiti “servizio di piazza a offerta indifferenziata” e gli NCC (Noleggio Con Conducente) o “servizio su chiamata”. Pertanto, nel mercato non c’è spazio per quei servizi che invece sono andati diffondendosi negli ultimi anni e anche con molto successo in Paesi come l'Inghilterra o la Francia. Anzi, spesso questi servizi privati di trasporto su gomma sono stati sanzionati in Italia per “concorrenza sleale” verso i taxi e gli NCC.

Perché i Comuni protestano

Anche tra le Regioni e i Comuni il decreto ha suscitato dibattiti e polemiche.

Citando il sindaco della Capitale “il decreto è fatto male ed è praticamente inutilizzabile”, soprattutto in riferimento ad un punto.

Infatti, mentre con la procedura ordinaria i Comuni possono trattenere il 20% dei guadagni che derivano dalla vendita delle licenze e che in città come Roma equivalgono a svariati milioni di euro destinati all’amministrazione comunale, in quella accelerata questo meccanismo non è più previsto.

In conclusione, le autorità locali si troveranno di fronte ad una scelta infelice: optare per la procedura ordinaria, più lunga ma anche più remunerativa per la città oppure quella straordinaria, indubbiamente più rapida ma anche penalizzante per le casse cittadine.

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