Cosa sono gli extraprofitti delle banche e perché il Governo vuole tassarli

Il Governo vuole tassare gli extraprofitti delle banche per ricavare alcuni miliardi di euro. Vediamo insieme cosa significa tutto questo, cosa sono gli extraprofitti, perché il Governo li vuole tassare e quali potrebbero essere le conseguenze di questa misura.

13 Agosto 2023
18:15
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Cosa sono gli extraprofitti delle banche e perché il Governo vuole tassarli
A cura di Sasha Rizzo
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Gli extraprofitti delle banche, secondo il Governo, sono un’ingiustizia nei confronti dei cittadini che si sono visti aumentare i tassi dei mutui: è per questo che vuole tassarli con un’imposta. Tuttavia, ci sono anche opinioni contrarie a questa misura, in quanto potrebbe indebolire un settore bancario che arriva da anni di scarsi profitti.

Cosa sono gli extraprofitti delle banche

Gli extraprofitti sono dei guadagni “extra” dovuti a eventi più o meno straordinari che causano, per esempio, un calo del prezzo di una materia prima, con conseguente calo del costo di produzione. Se in un caso come questo, il prezzo di vendita dovesse rimanere invariato, allora ci sarà un cosiddetto "extraprofitto". Per capire cosa sono gli extraprofitti delle banche è prima necessario comprendere come facciano a realizzare profitto le banche stesse. Le banche realizzano profitto in più modi, e uno di questi è l’applicare interessi ai soldi che conferisce in prestito ad altri soggetti, come cittadini e imprese, un classico esempio è il mutuo. Chiaramente, in termini di interessi, una banca non può solo guadagnare, perché ha anche dei costi: gli interessi che deve corrispondere ai correntisti. Tendenzialmente, se una banca alza gli interessi sui soldi che presta, dovrebbe riconoscere più interessi anche ai correntisti dai quali prende, di fatto, i soldi in prestito. Ma questo è successo poco. Tuttavia, è importante non trarre conclusioni affrettate, perché ci sono molte cose da chiarire in questa vicenda. In questi anni, infatti, le banche hanno dovuto concedere prestiti a tassi bassi, perché dal 2016 al 2022 i tassi di interesse della BCE sono stati fermi allo 0%. Di conseguenza, anche ai correntisti erano riconosciuti scarsi tassi di interesse. Chiaramente, i guadagni per le banche sono stati limitati in questa fase.

Ora, però, la BCE ha alzato i tassi di interesse e le banche sono di fatto costrette a fare prestiti a tassi più alti. Senza però riconoscere tassi più alti ai correntisti. Per chi vuole l’imposta sta qui il problema, perché le banche tendono a riconoscere bassi interessi ai correntisti, nonostante ci sia un rialzo continuo dei tassi su tutti gli altri fronti. Infatti, mentre per i soldi ricevuti dalla BCE le banche pagano interessi salati, per i soldi che arrivano dal risparmio delle persone non è così. Questo è il motivo per cui le banche stanno realizzando extraprofitti e per il quale il Governo ha annunciato di volerli tassare, perché, sempre secondo il Governo, andrebbero a svantaggio di cittadini e aziende. Lo scopo di questa misura sarebbe quello di ridurre la pressione fiscale che grava sui cittadini e sulle imprese e fronteggiare il rialzo del costo dei mutui grazie al gettito che potrebbe generare l’imposta. Serve considerare, però, che le banche hanno avuto anni di scarsi profitti a causa dei bassi interessi della BCE, e per i critici della misura, gli extraprofitti, se lasciati alle banche potrebbero essere molto utili per rendere più solido il settore bancario, con conseguenti benefici per tutta l’economia. Cosa che sarà limitata se davvero ci sarà l’imposta sugli extraprofitti.

Cos’è l'imposta sugli extraprofitti e come funziona

L’idea è di tassare con un’imposta straordinaria del 40% questi extraprofitti delle banche. Per capire quali siano gli extraprofitti si farà la differenza tra entrate e uscite legate agli interessi dei vari passaggi di denaro che abbiamo visto prima. Questa differenza si chiama “margine di interesse” e confrontando quelli del 2023 e del 2022 con quello del 2021, si potranno determinare gli extraprofitti a cui applicare l’imposta. Tuttavia, questa imposta, si pagherà solo una volta e non su entrambi gli anni confrontati: si pagherà solo sul confronto con il valore più alto. Infine, l’imposta non potrà superare lo 0,1% dell’attivo del 2022. L’imposta sugli extraprofitti sarà un’arma a doppio taglio? Come abbiamo detto prima, secondo i critici della misura sì, perché le banche potrebbero, di conseguenza, alzare i costi di gestione dei conti correnti.

È corretto parlare di extraprofitti e, soprattutto, tassarli?

Esistono diverse opinioni a riguardo. Infatti, c’è chi pensa sia giusto tassare gli extraprofitti e chi, invece, pensa sia scorretto in quanto si dovrebbe addirittura parlare di soli “profitti” e non di “extraprofitti”. L’intenzione del Governo è quella di aiutare cittadini e imprese, però, c’è da dire che costando di più i mutui, in futuro le persone tenderanno a chiederne di meno, portando a un calo delle entrate per le banche. Quindi, non è da escludere che questi extraprofitti siano solo un beneficio passeggero e precursore di periodi difficili per il settore bancario. Inoltre, c’è anche chi sostiene che misure così invasive dello Stato nell’economia siano dannose per l’immagine dell’Italia, perché fanno apparire meno libera la nostra economia: infatti, non appena è circolata la notizia, i titoli bancari sono crollati bruciando miliardi di euro.

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Sasha Rizzo
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Sono nato l’11 novembre del 1996 a Novi Ligure e ho la passione per l’economia fin da ragazzino. Infatti, ho frequentato ragioneria alle superiori e mi sono laureato a Genova in Economia Aziendale per poi specializzarmi in Management con la Magistrale. Oggi, con Lexplain ho unito la passione per l’economia a quella per la divulgazione.
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