video suggerito
video suggerito
13 Dicembre 2023
17:00

Airbnb e Agenzia delle Entrate, concluso l’accordo con il fisco

Airbnb rende noto di aver concluso l’accordo con Agenzia delle Entrate: dovrà pagare circa 576 milioni di euro e non tenterà di recuperare le ritenute dei quattro anni di imposta dai propri host.

7 condivisioni
Airbnb e Agenzia delle Entrate, concluso l’accordo con il fisco
Dottoressa in Giurisprudenza
Airbnb e Agenzia delle Entrate, concluso l’accordo con il fisco

Airbnb rende noto di aver concluso l’accordo con il fisco italiano in relazione agli anni fiscali 2017-2021 oggetto di contestazione. L’Agenzia delle Entrate riscuoterà circa 576 milioni di euro per i redditi degli host non professionali derivanti da cedolare secca (vale a dire da locazioni brevi).

L’accordo conferma la volontà di Airbnb di non abbandonare il mercato italiano, ma anzi un’apertura collaborativa in materia di tasse, normativa sulle locazioni brevi e turismo sostenibile con le autorità italiane.

La piattaforma che gestisce gli affitti brevi, dopo l’accertamento con adesione intrattenuto con Agenzia delle Entrate, sarà tenuta a versare quindi la ritenuta fiscale del 21% sui canoni degli inquilini e versati dai locatori. L’accordo arriva dopo la decisione del Consiglio di Stato dello scorso 24 ottobre.

Cosa ha fatto il Governo italiano

Si legge nel comunicato di Airbnb che le novità normative del Governo italiano presentate con la Legge di Bilancio 2024 aiuteranno a fare chiarezza sul “meccanismo di trattenute e di versamento delle imposte sui redditi degli host rilevanti all’Agenzia delle Entrate”.

Stando al disegno di legge di bilancio la cedolare secca verrà innalzata al 26% nel caso di locatori che scelgano di destinare due o più abitazioni ai fini delle locazioni brevi.

Nonostante ciò, per non scoraggiare gli host, la ritenuta sarà mantenuta al 21% e sarà il locatore a liquidare la maggiore imposta quando dovuta.

Il portale, infatti, auspica di poter progredire la propria gestione anche grazie alle nuove regole in materia di affitti brevi, che aiuteranno a dirimere il complesso scenario che si presenta quotidianamente nei centri storici del nostro paese.

E’ chiaro che, dopo un lungo contenzioso fiscale avviato già nel 2017, Airbnb abbia la volontà di cooperare con i Comuni italiani per la riscossione dell’imposta di soggiorno.

Airbnb e la normativa europea DAC7

Dopo la batosta da circa 576 milioni di euro da versare al fisco italiano, Airbnb si dice pronta a uniformarsi alla nuova normativa europea sulla trasmissione dei dati fiscali da parte delle piattaforme online.

Si tratta della DAC7 le cui regole “sono pensate per permettere alle autorità nazionali di raccogliere le tasse dovute supportando al contempo un sistema di trasmissione dei dati coerente e standardizzato. Abbiamo già informato gli host italiani di come questi cambiamenti si rifletteranno sulla loro attività tramite Airbnb e continueremo a chiedere loro le informazioni previste da DAC7 prima che queste vengano condivise con l’Autorità fiscale in Irlanda (dove Airbnb Ireland ha la propria sede) nel gennaio 2024, e successivamente all’Agenzia delle Entrate”.

Il portale di gestione di affitti brevi Airbnb dovrà pagare 576 milioni di euro e non tenterà di recuperare le ritenute dei quattro anni di imposta dai propri host.

Avatar utente
Virginia Sacco
Dottoressa in Giurisprudenza
Laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli - Federico II, ho seguito le mie passioni specializzandomi prima in Intelligence istituzionale e, successivamente, in Diritto dell'Unione Europea. Nel corso degli anni ho preso parte a eventi, attività e progetti a livello europeo e internazionale, approfondendo i temi della cooperazione giudiziaria e del diritto penale internazionale. Su Lexplain scrivo di diritto con parole semplici e accessibili.
Sfondo autopromo
Segui Lexplain sui canali social
api url views